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 2019  marzo 06 Mercoledì calendario

Il nostro primo selfie con l’Universo

Trovarsi nel mezzo dell’esplosione di una stella o a guardare da vicino la formazione delle particelle, quando non esisteva l’Universo, 13,8 miliardi di anni fa. E farsi uno «star selfie» per mostrarsi agli amici in versione «polvere di stelle», mentre si tiene letteralmente in mano il mondo appena nato.
Se finora tutto questo era solo sui libri di scienze e in qualche film, da adesso in poi sarà possibile rivivere il Big Bang dal divano di casa. Come? Con una app e uno smartphone. «The Big Bang in Augmented Reality» (Il Big Bang in realtà aumentata) è uno dei progetti di «Tutto inizia da un’Idea», la più grande mostra online su invenzioni e scoperte mai curata, da oggi disponibile per chi ha un pc, una connessione e tanta, tantissima curiosità. E a rendere possibile tutto ciò, grazie a una collaborazione con 117 partner di tutto il mondo - tra cui il Cern, che ha dato vita al progetto sul Big Bang, la Nasa, l’Accademia francese delle Scienze e il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano - ci ha pensato Google, che ha inserito «Tutto inizia da un’Idea» in Google Arts & Culture, nato oltre sette anni fa con l’obiettivo di diventare il più grande museo interattivo al mondo.
«Questa è una mostra che mette in rilievo quel primo tentativo, quell’idea, quel viaggio che permette la realizzazione di un sogno e che, speriamo, darà uno stimolo in più per raggiungere il proprio momento “eureka”», ha spiegato Amit Sood, direttore di Google Arts & Culture. In particolare l’ambizione della multinazionale di Mountain View è «stimolare i bambini a pensare e a sognare in grande: vogliamo che le giovani generazioni vengano ispirate da questa collezione di menti straordinarie, grandi invenzioni e incredibili scoperte».
E nessun limite viene messo alle aspirazioni. Gli appassionati di spazio potranno vedere albe e tramonti dalla cabina dello shuttle Discovery, mentre si godono una missione con gli ex astronauti della Nasa Charles Bolden e Kathryn Sullivan, studiando “da vicino” le attrezzature e i kit di sopravvivenza. E, sempre in tema Nasa e spazio, un altro progetto, che a Google sono sicuri riscuoterà successo, è il “Nasa’s visual universe images experiment”, basato sull’enorme archivio dell’agenzia, con 127 mila immagini. «In questo modo - spiegano dalla tech company - è possibile ricostruire la storia spaziale americana attraverso ogni missione, ogni scoperta e ogni innovazione».
Gli amanti della fisica, invece, potranno “camminare” - virtualmente, s’intende - nei luoghi più nascosti del Cern, alla scoperta del più grande laboratorio di fisica delle particelle. Grazie a Street View, la funzione di Google che mappa le città, si visita l’istituto svizzero non solo dentro ma “sotto”, nei tunnel. Per esempio, nel Large Hadron Collider, nel cui anello da 27 chilometri di magneti superconduttori fa più freddo che nello spazio - qui la temperatura scende a -271,3 gradi - e in cui due fasci di particelle si scontrano alla velocità della luce. Ma del Cern si può visitare anche la sala di controllo, «Alice», che è il centro nevralgico. Qui lavorano quattro operatori, 19 esperti di rilevatori e il team di coordinamento che monitora i sottosistemi del rilevatore e l’interfaccia con l’acceleratore per 24 ore al giorno.
«Tutto inizia da un’Idea» esiste anche in Italia, dove 10 partner di sei città - Milano, Firenze, Roma, Trento, Palermo e Mantova - hanno messo a disposizione il loro materiale, dando vita a oltre 2300 attività e più di 40 mostre digitalizzate, tutte reperibili online. Tra le esperienze introdotte grazie alle collaborazioni con alcuni dei musei più importanti, c’è quella di «entrare» nel sottomarino «Toti», attualmente al Museo delle Scienze e della Tecnica di Milano. Oppure di conoscere la storia di Guglielmo Marconi e di come ha reso possibile la prima comunicazione via radio. Ma anche vedere il brevetto più dolce, quello del cono gelato. E infine, se non si è soddisfatti, si va sul tetto del mondo grazie ad Angelo D’Arrigo, il primo uomo a aver volato sopra l’Everest con un deltaplano. Il tutto, sempre, senza essersi mai mossi da casa.