La Stampa, 6 marzo 2019
Il monopattino arriva in Italia. Ma per la legge non esiste
Può salire sul treno senza biglietto, starsene tranquillo sotto la scrivania. Non c’è nemmeno bisogno di un casco, anche se raggiunge con facilità i 30 chilometri all’ora. Quasi come un vecchio Ciao. Ma non inquina, basta attaccarlo alla corrente. E non ti fa nemmeno sudare, che tanto il motore è elettrico. Innovativo, ecologico e pure parecchio divertente, il monopattino elettrico - rigorosamente sharing, in condivisione - ha conquistato mezzo mondo. Capire come funziona è davvero semplice. Scaricata l’app - Lime, Bird ed Helbiz sono le principali società sul mercato - si trovano sulla mappa e si sbloccano con un codice Qr. A fine corsa possono essere lasciati ovunque. Il costo è di circa 1 euro a corsa, più una media di 10 - 15 centesimi al minuto. Più comodo di così.
Negli Stati Uniti impazzano, nelle grandi capitali europee pure. E in Italia? A ottobre i primi sono sbarcati a Milano, con una sperimentazione guidata da Helbiz, start up americana, con a capo un italiano, Salvatore Palella. Le regole: velocità ridotta e si viaggia solo su strada. Dell’obbligo del casco ancora si discute. Poi è toccato a Roma con una micro-sperimentazione con Lime, azienda americana già in cento città nel mondo. Micro-progetti, in accordo con i comuni. Il problema? I monopattini elettrici, come hoverboard e segway, per il nostro Codice della strada non esistono. Non sono illegali, ma nemmeno legali. Restano queste microflotte, a velocità ridotta rispetto ai loro «colleghi» europei.
Quelli con una velocità inferiore ai 6 chilometri all’ora, possono essere assimilati agli «acceleratori di andatura», come skateboard e pattini a rotelle. Simpatico, ma lento. E poco accattivante, anche perché può andare solo su spazi privati e marciapiedi. Se però la velocità supera i 6 chilometri orari, sono assimilati ai ciclomotori a due, tre e quattro ruote. Che invece possono circolare solo sulla carreggiata.
Potrebbe essere un vicolo cieco, ma aziende e aspiranti amanti della micromobilità possono sperare in un colpo di scena. Promosso da Pd e Legambiente, è stato inserito un emendamento di sette righe nella legge di bilancio. Si prevede una «sperimentazione nelle città della circolazione su strada di veicoli di mobilità personale a propulsione prevalentemente elettrica come segway, hoverboard e monopattini», d’accordo con le aziende. Tutto risolto? Nemmeno un po’, perché, il testo stabilisce che oltre alle modifiche al Codice della Strada serve un decreto attuativo.
La petizione di Legambiente
Il termine di trenta giorni è scaduto a gennaio, così Legambiente ha lanciato una petizione al ministero dei Trasporti. «La mobilità urbana deve cambiare volto. Dobbiamo incentivare l’utilizzo di mezzi leggeri, facilmente ricaricabili a casa o in ufficio trasportabili e che stanno riscuotendo sempre più successo perché perfetti per i piccoli spostamenti urbani». Nel dettaglio, si chiede siano considerati mezzi per la micro-mobilità fino ai 25 chilometri all’ora, che la circolazione sia consentita su tutte le strade cittadine e il trasporto gratuito sui mezzi pubblici.
Le nuove leggi
Ma in queste settimane Lega e M5S stanno lavorando alla bozza di modifica del Codice della Strada. Si parla di biciclette contromano nei centri abitati, dove il limite è di 30 chilometri l’ora, la precedenza per i ciclisti agli stop, il divieto del fumo in auto, parcheggi rosa per le donne in gravidanza. E anche di monopattini e hoverboard. La questione - decisiva - è se potranno circolare solo sulle piste ciclabili. Se si deciderà per la linea dura, probabile che i mezzi elettrici non cambieranno la mobilità dei centri storici, che le piste non le hanno. In attesa di qualche certezza in più, legittimo chiedersi se tra emendamenti e riforme riusciremo a perdere questo treno. Meglio, questo monopattino.