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 2019  marzo 06 Mercoledì calendario

L’auto del futuro andrà a meno di 180 all’ora

Volvo frena. Introduce l’autolimite di velocità a centoottanta chilometri all’ora. Si parte l’anno prossimo. Vision 2020 è il nome della svolta e prevede la produzione di automobili a rischio zero, sulle quali sono previsti sistemi elettronici di riduzione della velocità massima, per evitare incidenti stradali mortali o con conseguenze gravissime per conducente e passeggeri. 
Secondo il National Highway and Traffic Safety Administration la velocità eccessiva ha determinato il venticinque per cento degli incidenti stradali negli Stati Uniti e le nuove tecnologie, introdotte all’interno delle autovetture, non riescono a limitare o evitare le gravi lesioni provocate dagli incidenti stradali. 
C’è da dire, però, che cancellare qualunque incidente mortale resta un’utopia e considerare l’eccessiva velocità come elemento decisive può essere figlio di considerazioni emotive. Infatti la Germania, che non ha limiti generali di velocità, registra 1,75 morti per miliardi di chilometri percorsi, contro i 3,84 dell’Italia e I 3,57 degli Stati Uniti, almeno stando ai dati forniti dall’Irtad ( International Traffic Safety Data), Paesi entrambi con limiti di velocità fissati. Il presidente della casa automobilistica svedese, Hakan Samuelsson, ha voluto commentare la scelta: «Volvo è leader nella sicurezza, lo siamo sempre stati e lo saremo sempre. Dalle nostre ricerche, sappiamo quali sono le aree critiche quando si tratta di porre fine alle fatalità e ai feriti gravi sulle nostre auto. Pur non essendo, il limite di velocità, la cura definitiva, vale la pena introdurlo se possiamo salvare anche una sola vita». Centoottanta all’ora sono comunque una velocità a rischio, difficile se non impossibile da raggiungere nelle strade urbane o extraurbane, almeno quelle continentali, ma è chiaro il messaggio che diventa come un segnale di allarme, oltre quel limite non c’è più alcuna sicurezza, sia per la capacità del guidatore, sempre che sia lucido e presente, sia per le strutture tecnologiche di serie sulle autovetture.
Ma oltre al limite di centoottanta all’ora sono in via di progettazione soluzioni che garantirebbero il controllo intelligente della velocità in base alla localizzazione geografica, vale a dire in prossimità di scuole, centri abitati, ospedali, prescindendo dagli obblighi della segnaletica stradale.
Del resto Volvo si è distinta dalle sua origini nell’affrontare il problema della sicurezza, quasi una filosofia chiave puntualmente ribadita nei novantadue anni della sua storia
Basta controllare l’elenco di optional trasformati da accessori a virali e vitali: parabrezza in vetro laminato nel 1944, cintura di sicurezza a tre punti per i sedili anteriori nel ’54, cruscotto imbottito nel ’60, prototipo di seggiolini di sicurezza per bambini in senso opposto a quello di Marcia nel ’64, cintura di sicurezza posteriori nel ’67, piantone dello sterzo collassabile ad assorbimento d’urto nel ’73, retrovisori esterni grandangolari nell’82, airbag laterali nel ’94, airbag per pedoni che attutisce l’impatto sul pedone in caso d’urto.
Ma alla base di qualunque innovazione resta la coscienza del guidatore, la consapevolezza che la velocità non è indice di rapidità semmai di massima concentrazione e attenzione. E queste superano qualunque tecnologia, perché dipendono dall’uomo.