Corriere della Sera, 6 marzo 2019
La Serie C all’ultimo miglio
Si lavano le maglie da soli, a casa. Prima della partita, panino con la mortadella. Stipendio nemmeno l’ombra, da mesi. Ragazzini raccattati qua e là, per arrivare a undici. E poi penalizzazioni su penalizzazioni, che falsano i campionati. È il buco nero della serie C. Storia nota, purtroppo. La novità è che ora la terza serie del calcio ha sfondato quota 100 punti di penalizzazione, 107 per la precisione. Vacilla il record negativo del 2010-11: arrivammo a 125.
In testa – si fa per dire – c’è il gruppo A, quello del Nord, che arriva a 56 punti complessivi di penalità. Il record di squadra va però al Matera, -34, gruppo C. Medaglia d’argento al Cuneo, -23. Il club della Basilicata è il simbolo di questo buco nero: il 14 febbraio è stato escluso dal campionato dopo quattro rinunce. Un’umiliazione, nell’anno in cui la città dei Sassi è anche la capitale della cultura europea.
Nel gruppo B spicca l’altra storia simbolo: quella del Pro Piacenza, arrivato a -16 prima di essere buttato fuori dal torneo in seguito alla gara contro il Cuneo, quando in distinta c’erano solo 7 giocatori. Il 20-0 ha fatto il giro del mondo. Pazzesco quanto sta avvenendo alla Lucchese: 16 punti di penalizzazione, non c’è più un euro da tempo e adesso se n’è andato anche il magazziniere, tanto che i giocatori sono costretti a lavarsi le maglie da soli. Ghirelli, il presidente della Lega Pro, ha tuonato: «Cuneo e Lucchese rischiano l’esclusione».
Spariti 107 club
Tra il 2000 e 2015: sono 107 le squadre fallite o non iscritte
e -553 i punti dal 2009
I problemi sono sempre gli stessi. Proprietà ambigue, stipendi e contributi non pagati, irregolarità contabili, fideiussioni farlocche o quasi. Così da metà stagione in poi la classifica la riscrive il giudice sportivo. Uno studio della stessa Lega Pro metteva in luce una statistica emblematica considerando i 15 anni tra 2000 e 2015: 107 le squadre fallite o non iscritte. Un cancro antico: -553 punti dal 2009.
La stagione 2018-19 è nata male, a causa della folle estate della B a 19. Ecco perché lo sguardo va rivolto al futuro. Il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, promette tolleranza zero: «I nuovi controlli impediranno questo scempio. Chi non dà garanzie di affidabilità non deve mortificare il calcio». Qualcosa si muove: i tempi della giustizia sportiva verranno abbattuti. Anche se sono in molti a restare convinti che la vera rivoluzione sia ridisegnare il format abbattendo il numero di società. Interessante il piano di Gravina, non a caso uno che la C la conosce bene avendola guidata per 3 anni: serie A a 20, serie B a 20, Lega Pro a 60 con il semiprofessionismo. Significa taglio del costo lavoro, gestione economicamente più leggera, sostenibile. Una specie di «categoria laboratorio» nella quale investire su giovani e strutture. «Stiamo cercando di mettere insieme, in una combinazione virtuosa, i diritti del professionista con le agevolazioni del dilettantismo, come il credito di imposta nell’utilizzo dei giovani, con un vantaggio nel reinvestimento obbligatorio del 50% nelle strutture e l’altro 50 nei settori giovanili». Che sia la soluzione al buco nero?