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 2019  marzo 05 Martedì calendario

L’assassino impulsivo piace soltanto se spara al ladro

Certo, riassunta così, la vicenda è roba per cui incatenarsi fuori dal tribunale. La presidente della Commissione Femminicidio, Valeria Valente, ha commentato: “Rischiano di annullarsi anni di battaglie e di conquista di diritti per le donne”. I senatori della commissione d’inchiesta sul femminicidio hanno affermato: “Enormi passi indietro sulla strada dell’emancipazione e della giustizia”. Il ministro Giulia Bongiorno: “Ho letto solo pochi brandelli di quella sentenza. Premesso che rispetto le sentenze (…), non condivido il principio grazie al quale è stata ridotta la pena a un uomo che ha ucciso la sua compagna. Leggo che è stato valorizzato come attenuante il suo stato d’animo, determinato dalla gelosia. (…) Stiamo tornando alla stagione del delitto d’onore”. Peccato che leggendo l’intera sentenza venga fuori che i giudici hanno considerato la gelosia dell’uomo “motivo di aggravamento in quanto integrante l’aggravante dell’avere agito per motivi abietti-futili”.
Quindi quella della Bongiorno o è una lettura poco attenta della sentenza o è quel populismo giudiziario tanto caro al suo “capitano” Matteo Salvini. Inoltre, si può discutere la scelta di un’espressione poco felice e soggetta a facili fraintendimenti come “tempesta emotiva” che letta da una donna – lo confesso – suona un po’ come l’odiato “era intrattabile, aveva le sue cose”, ma leggendo la sentenza risulta evidente che l’assassino attraversava una fase non di tempesta, ma di tsunami emotivo. Parliamo di un uomo che dal 2013 si era rivolto a un centro di salute mentale per malesseri psichici dopo la separazione, a cui il medico aveva prescritto farmaci, che aveva tentato il suicidio nel 2014 dopo la fine della sua nuova relazione, che aveva subito un Tso, a cui era stato diagnosticato un disturbo della personalità, che abusava di alcol, che aveva tentato il suicidio dopo l’omicidio di Olga. Che l’uomo abbia ucciso per futili motivi è stato riconosciuto, che fosse una persona profondamente disturbata pure.
Quello che si potrebbe discutere, al limite, è l’abolizione del rito abbreviato per i reati puniti con l’ergastolo, ma per i giornali e per una buona fetta di donne che sarebbero dalla parte giusta, “basta rito abbreviato” è uno slogan meno facile, meno demagogico, meno virale del “torniamo al delitto d’onore!”.
Eppure, si può rimanere femministe, emancipate, in prima linea nella battaglia contro il patriarcato, ammettendo che perfino nel tragico, odioso ambito degli omicidi in famiglia, gli stati emotivi di chi commette un omicidio (e che in questo caso erano devastanti), non possono essere ignorati. Pure se si parla di uomini. Se così non fosse, dovremmo smettere di condurre battaglie anche in altre direzioni, per esempio quella complessa e dolorosa degli infanticidi compiuti da donne che attraversano la fase del baby blues o vittime di depressione. Dovremmo non concedere attenuanti neanche a una donna che uccide un figlio, eppure – proprio perché siamo creature empatiche – riusciamo a riconoscere, in quei delitti orrendi, l’ombra della depressione, dell’ansia da prestazione, del trauma del parto, dell’incapacità di accudimento. Della tempesta emotiva, verrebbe quasi da dire. Non avremmo trovato altrettanto offensiva la stessa espressione se un giudice l’avesse scomodata per una donna depressa, con un figlio nato da poco, che è finito in un torrente o giù da una finestra.
Un paio di considerazioni a margine, poi, sulle ultime uscite del ministro Bongiorno. Da una parte, dichiara che la tempesta emotiva è un concetto arcaico, dall’altra però trova che Salvini abbia fatto bene ad andare a trovare in carcere un uomo che ha sparato in petto a un ladro di gasolio già picchiato e inerme mentre era a terra. Lì evidentemente l’attenuante della tempesta emotiva è valida. Lì la responsabilità penale dovrebbe tener conto dello tsunami psicologico subito da un uomo vessato dai continui furti di gasolio. Lì il ritorno al fucile e alla giustizia fai da te non è un concetto arcaico, è modernità.
Inoltre, in piena tempesta ddl Pillon e con il senatore omonimo nonché suo compagno di partito che parla, assieme al ministro leghista della Famiglia, Fontana, di abolizione del divorzio e dell’aborto e lei che sdogana lo scivoloso concetto di alienazione parentale, la Bongiorno, ieri, se ne esce con la frase: “Dobbiamo fare leggi spudoratamente a favore delle donne” (non “a tutela”, ma “a favore”). Infine, ci sarebbe la sua ultima dichiarazione: “Veniamo da secoli di legislazione contro le donne. Oltre il delitto d’onore, pochi ricordano che cosa fosse lo ius corrigendi, ovvero il diritto dell’uomo di correggere la donna, picchiandola”. Peccato che proprio mentre il ministro Bongiorno ci ricordava come agli uomini venisse concesso di punire le donne e “correggerle”, il suo capitano Salvini postasse su Facebook la foto di una donna che osava contestarlo con un cartello (aveva già postato foto di sue contestatrici minorenni in passato). Una sorta di ius corrigendi in cui a correggerla stanno provvedendo migliaia di ultrà di Salvini a suon di “Ti ci vorrebbero 4 africani”, “Tanto ora riaprono le case chiuse” e così via. Verrebbe da insinuare che il ministro Bongiorno soffra di un discreto caso di alienazione da quel che fanno e dicono i suoi compagni di partito, più che parentale.