il Giornale, 5 marzo 2019
Intervista a Luca Ricolfi: «Ci hanno rovinato in tre mesi»
Professor Luca Ricolfi, sociologo dell’Università di Torino e presidente della Fondazione Hume, dire dopo una manifestazione di piazza che «l’accoglienza, evocata dal Papa, è un’idea molto cristiana ma non è di sinistra», può impressionare.
«Il Papa e l’Onu possono permettersi il lusso di rivolgersi all’umanità intera, come se vivessimo sotto un unico super-regime mondiale, più o meno orwelliano. I governanti, finché ci sono gli Stati nazionali, hanno il dovere di difendere i propri cittadini, da cui sono stati eletti. Se sono di sinistra, hanno il dovere di occuparsi degli ultimi: operai, disoccupati, precari, esclusi, svantaggiati. Se non lo fanno, e tendono a sostituirsi al Papa e all’Onu, vengono puniti dai loro elettori. Il governo gialloverde non è una meteora, ma la logica conseguenza della rinuncia dell’establishment progressista ad occuparsi degli ultimi».
Ministri fuori dai ministeri, politici fuori dalle Camere e dentro social e in tv. Degenerazione senza via di uscita o mutamento dell’idea di rappresentanza?
«Come mutamento dell’idea di rappresentanza mi pare poco riuscito, almeno nel caso dei Cinque Stelle: il 98% dei votanti per i 5S non è iscritto alla piattaforma Rousseau».
E chi ci governa davvero, dal momento che chi dovrebbe farlo è impegnato a comunicare ciò che non ha più il tempo di fare?
«In realtà il tempo per il fare lo trovano. Solo che è un fare demoralizzante: nomine, spartizioni, lottizzazioni, regole su misura di lobby varie (taxisti, per esempio) e di segmenti elettorali più o meno di nicchia. Tutto per acchiappare consenso, non per affrontare i problemi del Paese».
È trascorso un anno dal 4 marzo 2018, voto che a suo dire ha sconquassato le modalità della lotta politica. La ritiene solo imbarbarita o è una mutazione genetica più profonda? Si può tornare indietro?
«La mutazione riguarda la società italiana, prima ancora della politica. Quindi suppongo che non si possa tornare indietro. A meno che per tornare indietro si intenda un ritorno della sinistra al governo, evento perfettamente possibile».
La ricchezza del Paese in quest’anno è sensibilmente diminuita. Gli ultimi dati parlano però di un bilancio degli operatori finanziari tornato positivo. Vuol dire che si allarga la forbice tra chi perde e chi guadagna? O si intravedono segnali di ottimismo?
«Contrariamente a quanto dicono le opposizioni, non è vero che sul piano economico tutto va male da quando c’è il governo Conte: va male quasi tutto, non tutto. Fra le cose che non vanno male ci sono l’occupazione (stabile da qualche trimestre) e la ricchezza finanziaria, minore di com’era il 4 marzo dell’anno scorso, ma maggiore (per un ammontare di 21 miliardi) di com’era a fine maggio, quando si è insediato il governo gialloverde. Il colpo più micidiale alla ricchezza finanziaria del sistema-Italia non l’ha dato la polemica sull’Europa (quelle perdite virtuali sono già state riassorbite) ma il trimestre di incertezza nella formazione del governo, culminato con l’azzardo Cottarelli».
Il reddito di cittadinanza, è una delle sue tesi più note, sta creando cittadini assistiti più ricchi dei lavoratori atipici e sottopagati. Teme che questa contraddizione deflagri in scontro sociale?
«Me lo auguro, a condizione che il conflitto resti pacifico. Chi come me è contro i privilegi e le diseguaglianze ingiustificate non può veder bene l’emergere di una frattura sociale, quella che separerà chi guadagna sudando e chi nullafacendo».
La Lega ha capitalizzato la fiducia degli italiani nonostante sulla sicurezza non sembra siano stati fatti passi avanti e sull’immigrazione non si intravedano politiche nuove.
«La gente non era arrabbiata perché criminalità e immigrazione dilagano, ma perché il precedente governo negava l’esistenza del problema. È possibile che prima o poi anche a Salvini venga chiesto il conto, ma si dimentica spesso una cosa: per mettere in crisi Salvini bisognerebbe strillare che la criminalità e gli ingressi irregolari sono in aumento, e questa è la cosa che i media progressisti sono propensi a non fare, sia quando l’allarme è giustificato sia quando non lo è. Fossi Salvini dormirei ancora per un po’ fra due guanciali (però non metterei l’immagine su internet)».
Rispetto al Contratto, che è stato un grave vulnus nell’idea di rappresentanza, vede promesse mantenute?
«Sì, ne vedo, anche se in modo alquanto parziale: reddito di cittadinanza al 30%, Fornero e quota 100 al 25%, flat tax al 2%».
Come si esce dal trash politico? In questa mediatizzazione, l’elezione di Zingaretti dipende dall’effetto Montalbano?
«No, penso sia una conseguenza della disciplina del popolo di sinistra».
Considera innaturale un’alleanza Pd-5Stelle, come ha dichiarato ancora una volta Renzi?
«No, purtroppo è abbastanza naturale»
Si attende la nascita di nuovi leader?
«Sì, mi attendo che qualcuno ci provi».
In quale area esiste il vuoto da cui può nascere un volto nuovo e rappresentativo?
«L’area in cui può nascere qualcosa di nuovo è una sola: l’area degli smarriti».
E cioè?
«Gente semplice, che non frequenta i salotti, ma viene disprezzata perché non urla e conserva un po’ di educazione».