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 2019  marzo 04 Lunedì calendario

Intervista a Povia

Il suo è un triplice ritorno, in tv, dal vivo e sul mercato discografico, a conferma di una sua seconda primavera professionale, animata dalla soddisfazione di aver anticipato con le sue canzoni temi – dal contrasto all’immigrazione alla critica all’euro fino alla difesa della famiglia – poi divenuti dominanti nell’opinione pubblica. Nessuno può accusare tuttavia Giuseppe Povia di essere un menestrello di governo, perché lui semmai ne è stato un precursore. A metà tra populismo e sovranismo, ha creato un filone musicale (e di pensiero) che si può definire “povianismo”.Povia, ultimamente è tornata a circolare sui social la sua canzone Era meglio Berlusconi. Visti gli attuali dilettanti al potere (mi riferisco ai 5 Stelle), crede di essere stato profetico?
«La canzone è satira, e a dire che era meglio Berlusconi è un vecchietto comunista, oltre ai dati della disoccupazione che all’epoca era intorno all’8%. Io sono un frequentatore del bar e sento sempre dire da persone sobrie che si stava meglio… quando si stava un po’ meglio».
In un’esibizione tv, mentre cantava quel brano, lei si presentò provocatoriamente in mutande. Oggi sono i grillini ad averci ridotto in mutande?
«No, troppo presto per giudicare un governo. In mutande ci siamo da quando l’Italia andò in vacanza a Maastricht».
Alcuni giorni fa, dopo molto tempo, lei è tornato in tv, partecipando a Sanremo Young. Con la Rai sovranista ci sarà nuovo spazio anche per lei?
«Avevo richieste tv anche prima ma avevo una linea editoriale diversa, puntavo solo sui live. Ora sto facendo un nuovo disco e spero di fare tv. La Rai mi ha lanciato e mi ha sempre voluto bene».
Al Festival di Sanremo manca da 9 anni. Si riproporrà il prossimo anno?
«Se avrò un pezzo con un tema importante sì, sennò perderei tempo e mi annoierei una settimana».
Che ne pensa di Mahmood? Ha vinto solo perché simbolo di integrazione?
«La canzone è bella a prescindere dalla vittoria, lo dimostrano i passaggi radio. Mahmood è bravo ma è anche vero che è stato un po’ strumentalizzato. Quando ho vinto io, c’era solo il voto popolare».
La sua storia professionale cambia dopo la canzone Luca era gay. Il mondo Lgbt da allora la ha ostacolata?
«Un po’ sì ma non solo, anche l’ambiente del politicamente corretto. Peccato, perché Luca era gay è un brano a favore della libertà assoluta. Gay o etero doveva essere un dettaglio».
Ora lei riparte con una tournée, il DivertimenTour. Davvero aveva pensato di smettere e tornare a fare il cameriere?
«Mi stavo aprendo un chiosco e l’avrei chiamato “I panini fanno oh”. Poi Ugo e Peppe di Italia Eventi, una società lucana, mi hanno proposto il tour 2019 e ho accettato».
Non canterà più di politica?
«Sto facendo un disco nuovo con temi più importanti. Nei live però canterò La soglia del 3 (un brano contro il vincolo deficit/Pil del 3%, ndr), è divertente. Intanto a Pesaro, alla scuola Pianeta Musica, insegno a giovani cantautori».
Quando sentiremo un suo nuovo brano?
«Le do un’anteprima: il 24 marzo uscirà il singolo Cameriere in cui spiego che questo lavoro è uguale al cantautore e che siamo tutti camerieri di qualcuno. La differenza è la passione che ci mettiamo nel far le cose. C’è chi serve qualcuno e chi serve a qualcuno. Io scelgo la seconda».
Lei ha denunciato il disegno che muove l’immigrazione di massa nel brano Immigrazìa. Le misure adottate da Salvini servono a contrastare quel piano globale?
«La canzone è ispirata a un pensiero di Marx sull’immigrazione irlandese in Inghilterra che creò scontro sociale. Quanto all’Italia, i porti non sono chiusi, c’è solo più controllo. E se togliessimo 35 euro a migrante, non so quanti sarebbero accoglienti. Il piano globale è impossibile da fermare a meno che non si agisca sul controllo della crescita demografica, specie in Africa, come diceva Bertrand Russell».
Salvini, a proposito di quel brano, la definì «artista coraggioso». Se le chiedesse di scrivere l’inno della Lega sovranista, accetterebbe?
«Non faccio canzoni a comando. Sovranità è comunque una bella parola perché il contrario è sudditanza».
Lei è stato sempre critico dell’euro e una volta ha detto: “Uno Stato senza moneta è come un uomo senza pisello”. Per recuperare il pisello dovremmo tornare alla lira?
«Ci sono due modi: ripristinare una moneta di proprietà oppure avere una banca centrale che garantisca il debito all’infinito. “Uno Stato che si fa prestare i soldi che Stato è?”, direbbe il premio Nobel Stiglitz».
Lei si è anche speso per portare avanti i temi pro-family. Perché difendere la famiglia naturale in Italia è considerata cosa retrograda?
«La famiglia naturale esiste dal giorno zero del mondo, quindi dobbiamo farci due domande: la eliminiamo o accettiamo il fatto che tutti noi proveniamo dall’incontro di un uomo e una donna? Oggi difendere l’ovvio è controcorrente. Comunque non ho nulla contro chi si vuole bene».
L’hanno accusata di essere fascista, impedendole di esibirsi in alcune occasioni. Il vero fascismo è quello degli antifascisti?
«Ognuno porta avanti le proprie idee ma parlare di fascismo oggi è come dar la caccia ai fantasmi. Sulla Terra sta arrivando un altro pianeta che si chiama Intelligenza Artificiale. Mi concentrerei su questo».
Nel 2005 i bambini facevano ooh, ora quei bimbi sono cresciuti. Come fanno?
«Oggi sono adolescenti e mi scrivono per dirmi che mi seguono».