la Repubblica, 4 marzo 2019
Il Motor Show di Ginevra apre i battenti
Chissà se il Salone di Ginevra, che domani apre i battenti per l’anteprima stampa, sarà per il settore auto quello della svolta. Certamente dall’ultimo anno molto è cambiato sia a livello di top manager che di case automobilistiche. Al posto di Sergio Marchionne, il carismatico leader di Fca e Ferrari scomparso il 25 luglio scorso, ci saranno Mike Manley e Louis Carey Camilleri. L’ex capo di Audi Rupert Stadler è stato in galera quasi sei mesi in Germania, mentre Carlos Ghosn, numero uno di Renault, è ancora in carcere in Giappone. Il numero uno di Daimler (ossia Mercedes), Dieter Zetsche, sta per cedere il volante a Ola Källenius. Intanto restano interrogativi sul futuro dell’alleanza tra Renault e Nissan e, più in generale, su come si ridisegnerà lo scacchiere internazionale dopo l’annuncio della partnership tra Ford e Volkswagen, per ora limitata ai veicoli commerciali e senza nessuna fusione societaria o azionaria. Mentre per la guida autonoma Daimler e Bmw hanno appena annunciato una partnership sulle tecnologie del self drive. Insomma, il numero delle alleanze necessarie a far fronte agli ingenti costi di investimento è destinato ad aumentare.
L’appuntamento di Ginevra va dunque ben al di là dell’agenda del Motor Show con le sue più di cento anteprime mondiali ed europee e i 700 mila visitatori attesi, nonostante le defezioni importanti di Ford, Volvo, Hyundai, Jaguar e Land Rover. Il Salone svizzero resta comunque un appuntamento centrale per mettere a fuoco i nodi da sciogliere in un momento delicato per l’industria dell’auto, alle prese con innovazioni tecnologiche, regole rigide sulle emissioni nocive, mercati importanti come la Cina in difficoltà, guerra dei dazi e problemi legati alla Brexit. Una fase di forte cambiamento con l’auto elettrica che accelera, anche se i costruttori aspettano scelte più chiare dei governi su infrastrutture di ricarica e incentivi.
Un quadro incerto che pesa sulle vendite, in calo in Europa: a gennaio la flessione è stata del 4,6%, con segni negativi per quasi tutti i principali costruttori. Aumentano le vetture che si noleggiano a lungo termine, mentre crolla il diesel (-19%) nonostante le ultime versioni Euro 6d Temp a livello di emissioni siano migliori dei benzina.
In Italia sono stati appena introdotti la tassa sulle emissioni nocive, che colpisce in base alle emissioni di CO2 (da 1.100 a 2.500 euro) e il bonus per chi acquista vetture elettriche o ibride. Fca, che lancerà nel 2020 la 500 elettrica, prodotta a Mirafiori, è penalizzata dalla misura dal momento che quest’anno chi vuole usufruire del bonus comprerà un’auto straniera. C’è attesa su quello che dirà a questo proposito a Ginevra Manley che a Detroit aveva ipotizzato una revisione del piano da 5 miliardi di investimenti previsto per gli stabilimenti italiani a fronte dell’incertezza normativa in Italia che penalizza il gruppo. Il decreto interministeriale non c’è ancora e il governo potrebbe mettere in campo qualche nuovo intervento. Diverso l’atteggiamento nei confronti dell’industria automobilistica da parte di altri Paesi, Stati Uniti in testa, dove Fca ha appena annunciato 4 miliardi di investimenti, una nuova fabbrica e 6.500 assunzioni.
Secondo il centro studi Promotor non è atteso nessun effetto positivo per il settore dall’ecobonus per l’acquisto di auto elettriche e ibride: considerate le dimensioni dello stanziamento (60 milioni per il 2019), da oggi al 31 dicembre gli incentivi possono riguardare da 10 mila a un massimo di 40 mila vetture. Poca roba se si considera che l’anno scorso le immatricolazioni in Italia furono 1.910.000. Secondo le elaborazioni LeasePlan, le auto a basso impatto dovrebbero trarre benefici modesti dagli incentivi governativi: le ibride vedrebbero la loro quota passare dal 4,5% al 6,4%, le elettriche dallo 0,3% allo 0,5%.
Comunque per poter investire in una mobilità meno penalizzante nei confronti dell’ambiente è indispensabile che l’industria dell’auto continui a creare redditività. A Ginevra riflettori puntati soprattutto su modelli premium e luxury, quelli che generano profitti da reinvestire nella riprogettazione dei motori e delle auto del prossimo decennio.
Nello stand Fca il protagonista sarà il prototipo del C-suv Alfa Romeo che verrà prodotto a Pomigliano. È uno dei modelli previsti dal famoso piano da 5 miliardi annunciato in autunno. Il brand Jeep presenterà invece le anteprime dei modelli Renegade, Compass e Wrangler in versione ibrida ed elettrificata. In particolare il Renegade ibrido dovrebbe essere prodotto anche in Italia a Melfi. Non è esclusa, infine, anche la presenza di una concept car a marchio Fiat.
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