https://www.ilpost.it/2019/03/04/pieter-bruegel-il-vecchio, 4 marzo 2019
Quest'anno sentirete parlare di Pieter Bruegel
Indietro Avanti 1 di Indietro Avanti Per tutto quest’anno nelle Fiandre (che sono la parte del Belgio in cui non si parla francese, per farla molto semplice) ci saranno mostre ed eventi dedicati a Pieter Bruegel il Vecchio, uno dei più importanti pittori fiamminghi: il 5 settembre sarà il 450esimo anniversario della sua morte. Fu uno dei primi artisti a dipingere cose diverse dai soggetti religiosi e mitologici o dai ritratti, questi ultimi molto comuni nella pittura fiamminga: gran parte delle sue opere mostrano le attività quotidiane dei contadini del suo tempo. Probabilmente anche a chi non è esperto d’arte rinascimentale o non ricorda un suo quadro è capitato più volte di vedere riproduzioni delle sue opere, ad esempio sulla copertina di un libro oppure su quella di un disco.
Per chi ha in programma un viaggio nelle Fiandre – magari perché impallinato di ciclismo, di cose europee o di birre fermentate spontaneamente – può essere un’occasione buona per imparare qualcosa su un grande artista visitando i Musei Reali delle belle arti del Belgio. Le cose da sapere per arrivare preparati, dalle basi a quelle della categoria “forse non tutti sanno che…”, sono queste.
Le opere di Pieter Bruegel
Già questa è una storia. Sono arrivati a oggi solo 45 dipinti di Pieter Bruegel: otto sono in Belgio, dodici al Kunsthistorisches Museum di Vienna, in Austria, e gli altri sparsi per vari musei e gallerie del mondo, tra cui la galleria Doria Pamphilj di Roma e il Museo di Capodimonte di Napoli. Sappiamo poi dell’esistenza di altre opere che nel tempo sono andate perdute: tra queste c’era anche quello che Bruegel riteneva il proprio capolavoro. Quelle che abbiamo si dividono principalmente tra dipinti che mostrano soggetti ispirati alle storie religiose o al folklore fiammingo, altri in cui si vedono paesaggi e molti personaggi (contadini e altre persone comuni) dedicati a varie attività, e infine scene di vita comune viste più da vicino. Tra questi dipinti ce ne sono che mostrano feste, danze e sport invernali: per questo si dice che Bruegel sia un artista che ha rappresentato la gioia di vivere, a dire dei fiamminghi tipica della loro regione.
Alcune delle opere di Bruegel, tra le più memorabili, sono chiaramente ispirate a quelle di Hieronymus Bosch, un altro importante pittore fiammingo (olandese), morto qualche anno prima della nascita di Bruegel. Due di queste sono conservate a Bruxelles e ad Anversa e sono Caduta degli angeli ribelli e Margherita la pazza.
“Caduta degli angeli ribelli” di Pieter Bruegel il Vecchio, 1562; è ai Musei Reali delle belle arti del Belgio, a Bruxelles (Google Art Project Royal Museum of Fine Arts Belgium, Brussels)
Caduta degli angeli ribelli rappresenta una scena dell’Apocalisse: l’arcangelo Michele e altri angeli sono intenti a cacciare gli angeli che si sono ribellati a Dio peccando d’orgoglio. Gran parte dell’immagine è occupata dalle strane figure degli angeli caduti, non più veri angeli, ma mostri mezzi umani, simili ai personaggi delle opere di Bosch – al quale il dipinto fu erroneamente attribuito fino al 1898. Il tema dell’opera è il conflitto tra bene e male, che si trova spesso nelle opere di Bruegel. Il dipinto fu probabilmente commissionato dallo stesso collezionista che chiese a Bruegel di dipingere Margherita la pazza dato che le due opere sono simili per genere e dimensione; probabilmente erano parte di una serie più lunga.
Margherita la pazza però non mostra una scena biblica, ma un personaggio del folklore fiammingo: “Dulle Griet”, una strega personificazione dell’avarizia, che va verso una delle bocche dell’inferno dopo aver distrutto e saccheggiato il paesaggio sullo sfondo, portandosi dietro le ricchezze raccolte.
“Margherita la pazza” di Pieter Bruegel il Vecchio, 1563; è al Museo Mayer van den Bergh di Anversa (Mayer van den Bergh)
Tra le opere di Bruegel conservate nelle Fiandre c’è anche una delle opere sulla vita quotidiana delle persone comuni del suo tempo, Paesaggio invernale con pattinatori e trappola per uccelli. È la più copiata delle opere di Bruegel: lo storico dell’arte Karl Ertz ne ha documentato 127 imitazioni, di cui 45 realizzate da uno dei figli di Bruegel, Pieter Brueghel il Giovane (qui la acca non è un refuso, più avanti è spiegato perché). Rispetto alle opere citate prima sembra un semplice paesaggio realistico, ma gli esperti hanno anche dato un’interpretazione simbolica alla trappola per uccelli che si vede sulla destra: rappresenterebbe il pericolo e la morte che da un momento all’altro possono arrivare inaspettati sulle persone che si divertono come sugli uccelli inconsapevoli.
“Paesaggio invernale con pattinatori e trappola per uccelli” di Pieter Bruegel il Vecchio, 1565; è ai Musei Reali delle belle arti del Belgio, a Bruxelles (© Royal Museum of Fine Arts Belgium, Johan Geleyns)
Non sappiamo tanto di Pieter Bruegel
Ad esempio non sappiamo bene con esattezza quando o dove sia nato, né in che tipo di famiglia. Secondo la ricostruzione più convincente nacque a Breda, negli attuali Paesi Bassi, tra il 1525 e il 1530, in una famiglia benestante. Non si sa nemmeno perché nel 1559 smise di scrivere il suo nome con una acca, firmandosi “Bruegel”: in ogni caso i suoi figli maschi, ancora bambini alla sua morte e pittori a loro volta da adulti, non conservarono l’abitudine e si firmarono sempre “Brueghel”. Per questo in un certo senso Pieter Bruegel il Vecchio si può distinguere da suo figlio, Pieter Brueghel il Giovane, anche solo dall’acca.
Tra le date della della sua biografia che si conoscono con precisione ci sono quelle della sua iscrizione alla Corporazione di San Luca (l’associazione di categoria dei pittori dell’epoca) di Anversa nel 1551, del suo matrimonio a Bruxelles nel 1563 e della sua morte nel 1569. Si sa poi che Bruegel fece un lungo viaggio in Italia, passando sicuramente per Roma, come facevano e fecero tutti gli artisti nordeuropei per secoli, e per Reggio Calabria. Al suo ritorno si stabilì ad Anversa e per qualche anno si dedicò soprattutto al disegno: disegnava stampe per il principale stampatore della città. Solo negli ultimi dieci anni della sua vita si dedicò davvero alla pittura e tutte le sue opere più note oggi furono realizzate in quel periodo: ma ai suoi contemporanei era noto specialmente per le stampe dei suoi disegni.
La statua di Pieter Bruegel il Vecchio davanti alla Chiesa di Notre-Dame de la Chapelle di Bruxelles, dove si trova la tomba dell’artista (VISITFLANDERS – Ente del Turismo delle Fiandre)
Oltre a dipingere, negli ultimi anni della sua vita si trasferì a Bruxelles, si sposò ed ebbe tre figli e una figlia. In quel periodo le Fiandre erano un territorio conteso sia a livello religioso (tra cattolici e protestanti) che politico (tra la Spagna e gli stessi fiamminghi) e solo un anno prima della morte del pittore era cominciata la guerra che avrebbe portato all’indipendenza di quelli che poi sarebbero diventati i Paesi Bassi. Della figlia di Bruegel non si sa nulla, mentre i figli divennero pittori a loro volta: uno era il già citato Pieter Brueghel il Giovane, l’altro Jan Brueghel il Vecchio – che viene chiamato così per essere distinto dal proprio, di figlio. Dato che Bruegel morì quando i figli erano ancora molto piccoli, fu la nonna materna Mayken Verhulst, a insegnar loro a dipingere, secondo il biografo dei pittori fiamminghi Karel van Mander.
4 cose dentro i dipinti di Bruegel che non ci si aspetta
Pieter Bruegel dipinse lo sport del curling, e lo fece più volte. Per chi non se lo ricorda dalle ultime Olimpiadi invernali: prevede sostanzialmente il lancio di una pietra lucida con attaccata una maniglia, che ricorda un po’ un ferro da stiro, ma è un gioco di strategia, tanto che qualcuno lo chiama “il gioco degli scacchi fra i ghiacci”. Con tutta probabilità fu inventato in Scozia durante il tardo Medioevo e Bruegel lo dipinse in Paesaggio invernale con pattinatori e trappola per uccelli e in Cacciatori nella neve: tra le persone che sui canali ghiacciati dei due dipinti praticano sport invernali, tra cui il pattinaggio e l’hockey, c’è anche qualcuno che gioca a curling.
Particolare di “Paesaggio invernale con pattinatori e trappola per uccelli” (© Royal Museum of Fine Arts Belgium, Johan Geleyns)
Bruegel dipinse spesso persone intente a cucinare o a trasportare cibo, perciò grazie alle sue opere abbiamo informazioni su cosa si mangiava nelle Fiandre ai suoi tempi. I wafel (gaufre in francese, waffle in inglese), i dolci a cialda tipici di Belgio e Paesi Bassi, c’erano già: Bruegel dipinse una donna intenta a prepararli, con uova d’oca a giudicare dalla dimensione, in Lotta tra Carnevale e Quaresima (1559).
Particolare di “Lotta tra Carnevale e Quaresima” di Pieter Bruegel il Vecchio, conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna, in Austria (Wikimedia Commons)
Non ha nulla a che vedere con le Fiandre invece una delle cose più inconsuete che si trovano nei dipinti di Bruegel: un pesce palla. È uno dei mostri presenti in Caduta degli angeli ribelli. Ai tempi di Bruegel e fino all’Ottocento i collezionisti d’arte raccoglievano spesso anche esemplari impagliati di animali esotici – e a volte di finti animali, ad esempio “sirene”, fabbricati per ingannare – con cui mettevano insieme “camere delle meraviglie” con cui stupire i propri ospiti. Forse Bruegel vide un pesce palla in una collezione del genere.
Particolare di “Caduta degli angeli ribelli” (Google Art Project Royal Museum of Fine Arts Belgium, Brussels)
Un’altra cosa apparentemente strana che si vede in una delle opere di Bruegel è un uomo che fa pipì sulla luna. È la rappresentazione di un proverbio fiammingo usato per descrivere il perdere tempo in un’occupazione futile. Fa parte di un dipinto del 1558 in cui sono illustrati altri undici proverbi ed è al Museo Mayer van den Bergh di Anversa. All’epoca di Bruegel i proverbi andavano molto di moda – ne furono pubblicate varie raccolte – ma non era solo per questo che l’artista li apprezzava come soggetto: per lui erano una metafora delle follie umane. Nel 1559 rappresentò di nuovo questo e 125 altri proverbi in una delle sue opere più affollate: Proverbi fiamminghi, conservato nella Gemäldegalerie di Berlino.
Particolare di “Dodici proverbi” di Pieter Bruegel il Vecchio (Mayer van den Bergh)
Le mostre in cui scoprire l’opera di Bruegel quest’anno
Per via dell’anniversario di quest’anno, in tutte le Fiandre ci sono o ci saranno mostre ed eventi dedicati a Bruegel e alle sue opere. I dipinti di Bruegel sono pochi e fragili, perciò organizzare una mostra retrospettiva delle sue opere sarebbe rischioso e molto costoso per i costi delle assicurazioni.
Per risolvere il problema, i Musei Reali delle belle arti del Belgio di Bruxelles hanno collaborato con la piattaforma di Google Arts & Culture e con gli altri musei che conservano opere di Bruegel per un grande progetto cominciato nel 2016: Bruegel – Unseen Masterpieces. Sono state realizzate delle copie digitali in altissima risoluzione delle principali opere di Bruegel e ai Musei dei Bruxelles si possono vedere in una serie di schermi interattivi da cui ricavare informazioni. Inoltre è stata allestita la cosiddetta “Bruegel Box”: una stanza in cui su tutte le pareti vengono proiettati tre video “immersivi” su tre opere di Bruegel, Caduta degli angeli ribelli, Proverbi fiamminghi e Predica di san Giovanni Battista. Per Caduta degli angeli ribelli Google ha anche creato un’esperienza di realtà virtuale con cui, usando uno smartphone e una scatola di cartone, si possono vedere i personaggi del quadro animati.
Sempre a Bruxelles, dal 15 ottobre al 16 febbraio 2020, saranno esposte alcune delle numerose stampe realizzate da Bruegel alla Biblioteca Reale del Belgio, mentre in giro per la città saranno prodotti dei murales ispirati all’artista fino a giugno. A mezz’ora di macchina dalla capitale, al Castello di Gaasbeek ci sarà invece una mostra su come Bruegel abbia influenzato una serie di artisti del Novecento: Feast of Fools: Bruegel rediscovered, dal 7 aprile al 28 luglio. Ad Anversa invece c’è il Museo Mayer van den Bergh, dove è da poco rientrato Margherita la pazza, dopo un restauro: dal 5 ottobre sarà al centro di una mostra, Da Fouquet a Bruegel, sulle opere del Rinascimento olandese che il collezionista ottocentesco Fritz Mayer van den Bergh riuscì a mettere insieme nella propria collezione, a volte pagandole pochissimo.
Chi non può andare in Belgio può sempre vedere le riproduzioni digitali delle opere di Bruegel – e imparare molte cose in proposito – sulla piattaforma di Google, partendo da qui. I testi che accompagnano le opere sono molto chiari, ma in inglese.
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Questo articolo fa parte di un progetto sponsorizzato da VISITFLANDERS – Ente del Turismo delle Fiandre.