Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto
Il taglio asimmetrico è già imitatissimo, almeno quanto i capelli verde-turchino di Billie Eilish. Con la sghemba capigliatura biondo oro e un nome da diva del burlesque, Ava Max, al secolo Amanda Ava Koci, 25 anni, americana di origini albanesi, è poco credibile nel ruolo di ragazza della porta accanto. Ci prova. Racconta che tutto è successo mentre infornava biscotti al cioccolato, prima di essere travolta dal successo di Sweet but psycho, il singolo pieno di "gagaismi" numero uno in quindici paesi che ha presentato ieri da Fazio nella rovente serata Macron (disco di platino che transita dal secondo al quarto posto della nostra classifica), e Not your Barbie Girl, riedizione in chiave #MeToo di uno stagionato successo degli Aqua («Il mio inno da bambina, ma ora che sono cresciuta non voglio essere la Barbie di nessuno»). Insomma, mentre i dolcetti erano in cottura, lei cercava di tagliarsi da sola i capelli. Il puzzo di bruciato l’ha distratta dall’operazione e in volata verso la cucina, guardandosi frettolosamente allo specchio, ha finalmente visto…se stessa. «I miei hanno subito disapprovato. Mica uscirai conciata così?», racconta. «Perché no? È bello essere diversi». La 25enne nata in Wisconsin e cresciuta in Virginia, precocemente volata a Los Angeles in cerca di successo, fa parte di una corazzata potente, "la lobby albanese" che ha già spopolato ovunque. Sono artiste agguerrite: Rita Ora (pop idol con un ruolo nelle Cinquanta sfumature di…), Dua Lipa e Bebe Rexha. Nel giro di due anni, Ava Max ha avuto i migliori hit maker del pop: Cirkut, Madison Love, David Guetta ( Let it be me), Jason Derulo ( Make up), Witt Lowry ( Into your arms); parte del team che ruota intorno a Camila Cabello, Katy Perry e Rihanna. «Le cose sono cambiate vertiginosamente dopo l’uscita di Sweet but psycho », racconta. «Mi dicono, sei giovanissima, che fortuna hai avuto, ma per me è stato un tempo interminabile, ho cominciato a sette anni. Cantavo nei concorsi canori; mia madre mi iscriveva e mi accompagnava».
Era la Little Miss Sunshine della zona.
«In alcuni casi ho cantato anche di fronte a cinquemila persone, e ho vinto. Quando mamma annunciò a papà l’intenzione di vendere tutto per trasferirci in California, ci fu guerra in casa, ma alla fine la spuntammo. Pensavamo di essere attrezzati per fare un passo del genere, invece fu una delusione. Non riuscimmo a trovare qualcuno disposto ad ascoltare un’adolescente. Che delusione! Decidemmo di fare marcia indietro e ci stabilimmo in South Carolina. In affitto naturalmente. Chiunque altro ci avrebbe messo una pietra sopra, non noi — gli albanesi sono tenaci. Tornammo a Los Angeles quando avevo diciassette anni. Altri tre anni di porte sbattute in faccia, prima di incontrare Cirkut, il produttore e compositore canadese che ha creduto in me».
Lo star system hollywoodiano è davvero così spietato?
«Più di quanto si possa immaginare. Ho lottato dieci anni; sa cosa vuol dire tornare a casa e nascondersi in un angolo a piangere per non farsi vedere dai genitori? Ma non avevo scelta, non sapevo fare nient’altro, un sogno come il mio se non si realizza diventa un’ossessione».
La mamma non ha cercato di guidarla verso la musica classica?
«Sapendo di non avere chance non ci ha neanche provato, ma è stata preziosissima come maestra di canto, ha educato e allenato la mia voce. Mi ha insegnato la tecnica per non distruggere le corde vocali. Succede alle urlatrici come me».
Il video di "Sweet but psycho" è molto teatrale, con la protagonista che minaccia il suo boyfriend con un’ascia. Niente di personale, spero.
«Niente di così estremo, ma so cos’è una relazione disfunzionale. Un ragazzo psicopatico non sempre è violento, può essere tenero con te e allo stesso tempo tradirti, non è pericoloso ma ti usa. Il video è stata l’occasione per recitare. Non mi fermo mica qui, voglio fare l’attrice. Se ho ricevuto delle proposte? Sì, ma troppo presto per parlarne».
Le scocciano i frequenti paragoni con Lady Gaga?
«No, affatto, è una numero uno. Non me lo aspettavo, magari immaginavo che mi avrebbero paragonato a Mariah Carey o Céline Dion, i miei idoli».
Le politiche legate all’immigrazione sono oggi tutt’altro che accoglienti, sia in Europa che negli Usa. Come figlia di immigrati albanesi si è mai sentita emarginata?
«Non solo, ma anche bullizzata, al punto che in seconda media fui costretta a lasciare la scuola. Terribile. I miei compagni erano crudeli, spietati. Fui aggredita nei bagni… e anche peggio. Non mi accettavano, e allora decisi di farmi bionda e rinunciare al mio look dark. Ora canto la mia rivincita in So am I, il nuovo singolo in uscita il 7 marzo. È arrivato il momento di dire a chi mi ha ferito: io sono qui, e voi?».