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 2019  marzo 04 Lunedì calendario

Intervista a Orbán

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán respinge l’accusa di antisemitismo. Continuerà la sua polemica campagna contro la Commissione Europea e annuncia il prossimo passo della sua escalation: metterà dei manifesti contro altri politici. Sono trascorsi quasi quattro anni dal picco della crisi migratoria nel 2015. «Tutto ciò che abbiamo vissuto nel 2015 accadrà di nuovo, e in maniera più vasta. Presto i Paesi arabi supereranno i Paesi europei in termini di abitanti. Per non parlare dell’Africa, dove presto ci saranno più persone di quante ne possano nutrire. L’Ungheria è un Paese di frontiera. Siamo preparati. Abbiamo molte migliaia di soldati e poliziotti sul confine meridionale». 
Mentre venivamo qui abbiamo visto molti manifesti con l’immagine del presidente della commissione Ue Jean-Claude Juncker in cui si dice che vuole incoraggiare le migrazioni. Juncker appartiene al Ppe, così come il suo partito.
Lei mette dei manifesti contro il Ppe, ma al tempo stesso chiede di votarlo. Non è contraddittorio?
«Non vedo una contraddizione. Purtroppo, anche qui, il tema delle migrazioni ha acuito le differenze».
Questo giustifica che si presenti il presidente della Commissione come un nemico del popolo ungherese?
«La reputazione di Juncker è diversa nell’Europa dell’Est. Nell’Europa occidentale, il Ppe fa campagna elettorale puntando sul fatto che il suo nuovo Spitzenkandidat Manfred Weber continuerà il lavoro di Juncker. Dire questo sarebbe un suicidio politico nell’Europa centrale, perché qui Juncker non gode più di tanto rispetto. Se il Ppe vuole vincere in Europa centrale, deve dire: Juncker è il passato. Weber è il futuro».
Il manifesto che mostra Juncker accanto al finanziere George Soros mi ricorda delle immagini che ho visto sui libri di storia. Lo stile e il contesto hanno caratteristiche antisemite.
«Ogni nazione porta sulle spalle la propria storia come uno zaino, ma quello che c’è dentro è diverso da nazione a nazione. Queste immagini non ricordano a nessuno l’antisemitismo in Ungheria. E noi non vediamo i nostri compatrioti ebrei come ebrei ma come ungheresi».
Sul suo manifesto per le elezioni europee vediamo Soros, che vive negli Stati Uniti, e Juncker, che tra pochi mesi sarà un pensionato. Non è una normale campagna elettorale, ma vuole provocare una certa reazione nell’opinione pubblica.
«La politica non è un concorso di bellezza e chiariamo cosa c’è in gioco. Ci sono delle elezioni in cui è in gioco la democrazia. Ci sono delle elezioni dove è in gioco l’economia. In queste è in gioco la politica migratoria. Ed entrambi rappresentano la politica che ha un atteggiamento amichevole nei confronti delle migrazioni. Il prossimo passo sarà mettere sui cartelloni il signor Timmermans».
Annegret Kramp-Karrenbauer, presidente della Cdu, definisce le sue accuse contro Juncker "incomprensibili".
«Qui nell’Europa centrale ci sono due problemi che non si possono nascondere sotto il tappeto: la Brexit e la migrazione, ed entrambe sono collegate al nome di Juncker».
I membri del Ppe di altri paesi vogliono espellere Fidesz. I voti dei delegati tedeschi di Cdu/Csu saranno probabilmente decisivi.
«Tra la Cdu e Fidesz abbiamo un "dialogo strutturato" in cui i principali rappresentanti di entrambe le parti si incontrano regolarmente per chiarire su quali questioni siamo d’accordo e dove ci differenziamo».
Ma lei ci vuole stare nel Ppe? Qualcuno pensa che lei stia provocando la sua espulsione.
«Fu Helmut Kohl a invitarci nel Ppe. Lo considerammo un onore allora e tale lo consideriamo ancora adesso. Qui nell’Europa centrale siamo esperti delle politiche di potere della sinistra e la realtà dei fatti è che la sinistra ci attacca. Non lo fanno per indebolire noi, ma per indebolire il Ppe. La sinistra attacca sempre qualcuno, se non noi, allora gli italiani e gli austriaci saranno i prossimi. L’obiettivo è di indebolire il Ppe sulla scena europea in modo che i socialisti e la sinistra possano prendere il controllo dell’Europa. Dunque, questa battaglia non è sui principi, ma sul potere. Non tutti lo capiscono, ma se leggessimo la letteratura politica, potremmo vedere che sono quelli che Lenin definiva "utili idioti"».
Se Fidesz viene espulso dal Ppe, entrerà in qualche tipo di alleanza o cooperazione con la Lega italiana?
«Non mi piacciono le persone che indossano bretelle e cintura allo stesso tempo. Bisogna avere una strategia. Siamo nel Ppe e ci restiamo. Non esiste un piano B».
(traduzione di Luis E. Moriones)
© Die Welt