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 2019  marzo 04 Lunedì calendario

Non più elezioni, ma sorteggio

Il popolo inglese pensa di essere libero, ma si sbaglia di grosso: lo è solo durante l’elezione dei parlamentari. Una volta eletti, è schiavo e non conta nulla». Questa frase non è di Nigel Farange o di Boris Johnson, ma è tratta da un testo del 1762: il Contratto sociale del filosofo Rousseau. Da questa citazione prende le mosse un libro che al tempo della sua pubblicazione appariva come una provocazione. Ora si scopre che ha dato fiato a una rivoluzione della democrazia, in Belgio e in Europa. Un libro da raccomandare con urgenza ai fautori della Brexit, poiché spiega che il referendum non è il modo giusto per liberare l’elettore schiavo. Più efficace sarebbe tentare la formula dell’assemblea di cittadini estratti a sorte. “Contro le elezioni” è il sottotitolo del pamphlet che il Belgio scopre nel 2013, a firma dello storico David Van Reybrouck. Nulla può far pensare, nell’atteggiamento come nel curriculum di questo giovane intellettuale, che avesse perso la testa quando ha lanciato la proposta del sorteggio come mezzo per rinvigorire una democrazia anemica. Il suo libro, frutto di una ricerca scientifica, si fonda sull’esperienza reale del suo “Progetto G 1000": quella di 704 comuni cittadini belgi, estratti a sorte nel 2011 e riuniti a Bruxelles per discutere su alcune tematiche selezionate in seguito a una consultazione on line. Un fuoco di paglia? Il G1000 ora è riapparso nella comunità germanofona del Belgio per dar vita a una prima mondiale. Si tratta di un sistema permanente di consultazione di cittadini estratti a sorte, formato da un consiglio di 24 membri incaricati di stabilire l’agenda delle consultazioni, e da un’assemblea composta da cittadini designati per sorteggio ponderato secondo criteri di genere, età e grado di istruzione. Non devono essere belgi, e vengono remunerati per il loro lavoro. Il rinnovo dell’assemblea avviene a rotazione semestrale di un terzo dei membri. Il territorio di Eupen, con 76mila abitanti, si caratterizza per una mentalità rurale ma i poteri di cui dispone equivalgono a quelli di regioni come Catalogna, Scozia o Renania del Nord. È stata la lettura di Contre les élections a far scattare nella mente di Olivier Paasch, ministro presidente della comunità germanofona, una scintilla che lo ha indotto a telefonare all’autore: «Esiste da qualche parte una cosa del genere?» La risposta: «No, ma sta a voi scrivere la storia». Ed ecco che tre mesi prima delle elezioni, lunedì scorso il parlamento della terza comunità belga approva all’unanimità un decreto per dar vita a una sorta di Senato di cittadini. Nel tempo intercorso tra quella prima telefonata e il voto parlamentare si erano costituiti gruppi di lavoro, e organizzate riunioni con la partecipazione di 13 esperti venuti dall’Irlanda, dalla Polonia e dall’Australia, sotto l’egida del G 1000. Quest’organismo, divenuto permanente, da due anni fa parte di Democracy R& D, una rete mondiale che coinvolge gli interessati alla democrazia deliberativa col metodo del sorteggio. Il G1000 ha ottenuto il sostegno economico della Open Society Initiative for Europe di George Soros. Lo scopo? Mostrare all’Europa ciò che sta accadendo a Eupen. Saranno organizzati qui corsi estivi per far conoscere questo modello ai sindaci. Traduzione di Elisabetta Horvat Béatrice Delvaux è senior writer del quotidiano belga in lingua francese Le Soir © LENA, Leading European Newspaper Alliance