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 2019  gennaio 20 Domenica calendario

Donald Sassoon spiega perché il libro è diventato un oggetto di massa

Dan Brown o Dante Alighieri non fa differenza, sono entrambi parte della nostra civiltà, di cui i libri tascabili sono un motore da settant’anni”. Donald Sassoon, docente di Storia europea alla Queen Mary University di Londra, può testimoniarlo: “Ho letto un sacco di classici della Bur quando vivevo in Italia da ragazzino”.  Il suo prossimo libro, Sintomi morbosi, uscirà a marzo in Italia per Garzanti. “Il titolo viene da una frase di Antonio Gramsci: quando il vecchio mondo scompare e non si riesce ancora a intravedere come sarà il nuovo, ci restano i sintomi morbosi del presente”, spiega il professore. “Sembra la descrizione del nostro cupo presente, eppure Antonio Gramsci li notava, questi sintomi allarmanti, nel 1930 dal carcere in cui lo aveva sbattuto Mussolini”. Uno dei motivi per cui secondo Sassoon è sbagliato rimpiangere il passato: “Il nostro è un presente di progresso. E questo ce lo ricordano proprio i libri”.
Quale è l’importanza dei tascabili, professore?
"Innanzi tutto il prezzo: il basso costo è una delle tre condizioni che ne permettono una vasta diffusione. E il fatto che tanta gente possa leggere libri spendendo poco è una buona cosa. All’inizio dell’Ottocento, quando un libro costava una sterlina e mezzo, un domestico guadagnava dieci sterline l’anno: non poteva certo permettersi il piacere della lettura”.
E oggi cos’altro ce lo permette?
"Il livello di istruzione: non troppo tempo fa, la maggioranza della popolazione, anche in Europa, era analfabeta. Ma per leggere con piacere un libro non basta essere alfabetizzati: bisogna essere andati a scuola, avere completato un corso di studi. Oggi, perlomeno in Occidente, tutto questo è possibile per la maggior parte delle persone”.
La terza motivazione?
"Il tempo libero. Anzi, più in generale, il tempo: inteso come durata della vita media. Una volta si moriva a sessant’anni, durante i quali si lavorava dieci ore al giorno o più, sei giorni alla settimana: soltanto la casta privilegiata aveva il tempo di leggere. Oggi si vive più a lungo, si lavora cinque giorni alla settimana, per cui rimangono cinquantadue weekend per un totale di centoquattro giorni l’anno più le ferie per leggere. Non solo per leggere, naturalmente, ma anche per fare questo, se si vuole. E la riprova è che si vendono molti più libri rispetto a un secolo fa”.
L’annosa domanda è: che tipo di libri? L’editoria tascabile è sinonimo di cultura bassa, popolare?
"Niente affatto. In formato tascabile, dunque a basso costo, si possono leggere tutti i classici. Ed era così anche quando ero ragazzo: da bambino ho vissuto in Italia; ricordo che quando mi sono ammalato di orecchioni e non potevo alzarmi dal letto chiedevo a mio padre di comprarmi proprio i classici della Bur, di cui ora si celebrano i settant’anni, e ne ho letti tanti. Non so dove siano finiti, quei libri, ma l’importante è averli letti: potrei comunque ricomprarli di nuovo in edizione tascabile, della Bur in italiano o della Penguin in inglese. E oggi, inoltre, i tascabili sono di qualità migliore, hanno carta più resistente, le copertine sono più belle. William Shakespeare e Dante, se li vedessero, ne sarebbero orgogliosi”.
Ma chi legge Shakespeare in tascabile?
"Molta più gente di quel che si possa pensare. Per questo oggi più gente sa chi è Shakespeare di quanti lo conoscessero quando era in vita. E lo stesso si può dire di Dante e della Divina Commedia”.
Da quello che dice verrebbe da pensare che oggi leggiamo, e viviamo, meglio che nel passato. Eppure tutti si lamentano del presente e rimpiangono il passato.
"Rimpiangere il passato fa parte della natura umana: perché in passato, tra l’altro, eravamo tutti più giovani e da vecchi si ha nostalgia della gioventù, anche se quando ci eravamo dentro non sempre ne eravamo tanto contenti. Quanto a lamentarsi, è giusto farlo, perché solo così si cerca di cambiare il mondo, possibilmente in meglio. Attenzione però a non dimenticare che oggi, in Occidente ma pure in Cina, abbiamo una qualità della vita enormemente più alta di cinquanta o sessanta anni fa. E leggere libri fa parte di questa qualità della vita”.
Anche leggere un tascabile della saga di Harry Potter è qualità della vita?
"Indubbiamente sì. Così come guardare un film su Netflix o scorrere i post di Facebook. Cultura, per me, significa fare cose senza altro scopo che non sia l’intrattenimento. Questo è la civiltà. Dan Brown o Dante, non fa differenza. Pochi direbbero che un giallo di Agatha Christie è alta cultura. Ma a quasi tutti è capitato di leggerne uno, in edizione tascabile, durante un viaggio in treno o in aereo, traendone piacere”.