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 2019  marzo 03 Domenica calendario

Stroncatura di Pif e del suo romanzo

La cosa migliore del primo romanzo di Pif è la dedica a Dino Zoff per la parata contro il Brasile di Falcao che, assieme ai gol di Paolo Rossi, ci fece vincere il Mondiale 1982. La seconda cosa migliore di ...che Dio perdona a tutti è la frase del padre di Zoff al figlio, allora agli inizi della carriera, che si lamentava per aver preso gol da un tiro che non si aspettava: «Perché non te lo aspettavi? Era un tiro. E tu stavi lì a fare il portiere, mica il farmacista». Zoff lo racconta nella sua autobiografia, Dura solo un attimo, la gloria, libro molto bello (sono rari i libri belli dei calciatori). Non è quindi farina del sacco di Pif. La farina del sacco di Pif non ricorda quella di Zoff. Claudia Morgoglione, che ha intervistato l’ex Iena, ora scrittore, ha capito meglio di tutti di che tipo di farina si tratti: «All’inizio ci imbattiamo in un personaggio maschile che ricorda un po’ certi libri di Fabio Volo». Io avevo pensato a certi libri di Francesco Piccolo, forse ero stato troppo cattivo. ...che Dio perdona a tutti è la storia di un venditore di case che ha una passione smodata per i dolci e si mette con una ragazza che ha una pasticceria (anzi, più di una). Al principio sono rose e fiori (e molti bignè, detti sciù alla meridionale), ma poi lei scopre che lui è un cattolico tiepidino e si arrabbia. Da qui in poi, il romanzo fa una straorzata da paura e diventa un attacco in stile fondamentalista a come gli italiani vivono la religione. L’esito è più che imbarazzante (non tanto per il modo in cui gli italiani sono cristiani, quanto per la predica savonaroliana di un Pif che si prende molto sul serio). Comunque, la cosa più preoccupante non sta nel libro, bensì nell’intervista (sempre a Claudia Morgoglione) dove Pif afferma: «Mi sono detto che sarebbe stato il primo e ultimo romanzo, ma poi già me ne è venuto in mente un altro». Errare è umano.