La Lettura, 3 marzo 2019
Il mistero del tesoro di Hjarnø
I primi gioielli d’oro del tesoro di Hjarnø, l’isola danese sulla costa orientale dello Jutland, furono scoperti nel 2017 da un’archeologa dilettante. Oggi il tesoro comprende 32 piccoli monili e oggetti, 27 d’oro e 5 d’argento o bronzo, rinvenuti nella stessa area dagli archeologi del Museo di Vejle coordinati da Mads Ravn. Si tratta di piccole perle, ciondoli, una spilla e fermagli d’oro di manifattura e decorazione raffinate, oltre a frammenti d’oro spezzati per essere usati come sistema di pagamento. Il tesoro è ora esposto nel Museo di Vejle, dove sono in corso studi e analisi sulle tecniche di lavorazione, la provenienza e l’utilizzo dei vari pezzi. Il tesoro fu sepolto dopo la disgregazione dell’Impero Romano d’Occidente, nel corso del VI secolo dopo Cristo: un periodo turbolento e difficile, durante il quale l’Europa fu sconvolta da un improvviso cambiamento climatico, innescato da un’eruzione vulcanica nel 536. Nei livelli di ghiaccio coevi in Groenlandia sono state trovate polveri vulcaniche e autorevoli testimoni oculari, primi tra tutti Cassiodoro e Procopio di Cesarea, descrissero il Sole di quegli anni privo di luce e di calore, la rovina dei raccolti e il diffondersi di allarme e angoscia superstiziosa tra la popolazione. Durante questo secolo in Scandinavia diminuiscono i villaggi e le tracce di presenza umana e si diffonde l’uso di nascondere oggetti preziosi, sia per proteggerli sia come offerta rituale alle divinità. Gli archeologi ipotizzano che anche il tesoro di Hjarnø rappresenti il sacrificio a forze sovrannaturali ostili, fatto da un ricco personaggio nella speranza di sopravvivere ai disordini e alle carestie causate dall’inspiegabile oscurità.