Corriere della Sera, 3 marzo 2019
In ufficio senza posto fisso
Da un certo punto di vista è meglio di Tinder. Vedi sul cellulare dove si metterà seduto il collega che ti piace, prenoti il posto di fronte a lui e il gioco è fatto. Viceversa, potrà capitare di trovarsi accanto un rompiscatole. Ma in quel caso ci si potrà rifugiare nelle «Quiet Room» o nelle «Focus Room», salette che si possono occupare al momento del bisogno, come le «Phone Booth», riservate alle telefonate.
Si scherza, naturalmente, ma la prenotazione della scrivania tramite app aziendale è una delle novità che più saltano all’occhio nella nuova sede Fastweb di piazza Adriano Olivetti a Milano, con vista sulla Fondazione Prada nel lato Nord, e sul cantiere Symbiosis nel lato Sud. In entrambi i casi, orizzonti aperti che riposano la vista. «Oggi ho prenotato sul lato Sud perché stasera voglio fotografare il tramonto», dice Luciana De Laurentiis, 52 anni, la manager della comunicazione interna che per un anno e mezzo ha lavorato alla preparazione di questo grande trasloco destinato a un migliaio di dipendenti e cominciato un mese fa. «Era importante che si sentissero tutti coinvolti: al workshop con cui abbiamo creato la newtiquette, le nuove regole di convivenza, hanno partecipato in 140».
Fastweb è l’ultima multinazionale ad aver scelto di creare spazi che mettono in primo piano il dipendente e lo smart working, il lavoro intelligente. Basti pensare al Gruppo Generali, che si è trasferito l’anno scorso nella Torre progettata da Zaha Hadid a CityLife. Anche lì le scrivanie non sono fisse, ma ognuno si siede dove c’è posto: sono duemila, per 2.050 dipendenti, con un indice di occupazione tra lo 0,9 e l’uno, perché tiene conto del fatto che due volte alla settimana si può lavorare da casa. Nella Microsoft House di viale Pasubio, sempre a Milano, che ospita due terzi degli 830 dipendenti italiani, prevalgono le sale riunioni e in alcune c’è pure l’amaca! Le scrivanie libere si possono occupare giorno per giorno, le sale vanno prenotate al computer. Il flexible seatingera stato adottato già nel 2011 da Vodafone, dopo il trasloco nel «Village» di via Lorenteggio.
Sta cambiando la percezione del prestigio. «Il modello di leadership è molto più moderno, adesso», spiega Marco Pennarola, capo del Go to Market Enterprise&Wholesale di Fastweb, 52 anni. Lui nel trasferimento ha perso una meravigliosa pothos sempreverde, che mostra con nostalgia sullo smartphone, nell’ex ufficio all’undicesimo piano di viale Fulvio Testi con vista sulle montagne. «Più che per me è stato difficile per i miei collaboratori – ammette Barbara Mascheroni, 47 anni, direttrice acquisti —: sono ancora a disagio se lavorano nelle scrivanie vicino a me. Certo, non nego che in certi momenti sarebbe molto comodo avere un ufficio di rappresentanza dove accogliere i clienti. In quei casi prenoto una sala meeting».
Altra bizzarria nell’azienda di telecomunicazioni: da Fastweb non ci sono telefoni fissi, tutti lavorano con il cellulare e le cuffie bluetooth. E non è inverosimile trovare qualcuno sdraiato nelle chaise longue con il portatile sulle ginocchia. Così come può capitare di incrociare chi rientra dalla corsa e si è appena fatto la doccia nel seminterrato. «Per me è comodissimo», racconta Concetta Di Vincenzo, 43 anni e due figli di 9 e 7. «Anche mio marito lavora qui e solo in pausa pranzo riusciamo a fare running insieme: quando siamo a casa uno di noi deve restare con i bimbi».
«Il nostro obiettivo era passare dallo smart working al working smart», chiude Luciana De Laurentiis. Il modo più intelligente di lavorare lo trova il dipendente in base alle sue esigenze. Più è felice, più produce.