Corriere della Sera, 3 marzo 2019
Il patto angloamericano si sgretola
La storia dell’Inghilterra, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, è quella di un lungo declino, ma gestito con perizia da una classe dirigente che era dotata di grande esperienza. Vi sono state battaglie perdute, fra cui la fallita spedizione di Suez nel 1956 e la sconfitta di Margaret Thatcher durante il vertice europeo del Castello Sforzesco a Milano nel giugno 1985, quando il primo ministro britannico non riuscì a evitare la convocazione di una conferenza che avrebbe rilanciato il processo di integrazione. Ma nemmeno quella sconfitta poté impedire che la Gran Bretagna continuasse a godere nell’Ue di una posizione privilegiata e potesse sottrarsi ad alcuni impegni comuni.
Aveva due patrimoni che la rendevano molto autorevole. Era una grande e antica democrazia, modello di virtù liberali e di saggezza politica; aveva un rapporto speciale con gli Stati Uniti, vale a dire con il leader indiscusso delle democrazie occidentali. Oggi i due patrimoni si stanno rapidamente consumando. La decisione di abbandonare l’Ue, dopo il referendum del 2016, ha diviso il Paese trasversalmente e provocato la nascita di fazioni opposte in ciascuno dei due maggiori partiti. Il primo ministro Theresa May ha faticosamente negoziato con la Commissione di Bruxelles un accordo sulle regole che dovrebbero disciplinare le relazioni commerciali fra la Ue e il Regno Unito dopo la sua uscita. L’accordo è stato respinto dalla Camera dei Comuni e la signora May spera ancora che in una nuova votazione (il 12 marzo) il rischio di una uscita senza regole e potenzialmente caotica convinca un maggior numero di parlamentari a cambiare idea. Ma la Camera dei Comuni è ormai una macchina inceppata, il luogo in cui le divergenze diventano sempre più aspre e i dibattiti inconcludenti.
Le relazioni con gli Stati Uniti dopo l’elezione di Donald Trump non sono meno complicate. I rapporti dei suoi predecessori con l’Europa non erano sempre idilliaci, ma gli interessi comuni erano numerosi e la Gran Bretagna era diventata un ponte fra le due sponde dell’Atlantico. Per molti anni vi è stato nella politica internazionale un informale patto anglo-americano, quasi un retaggio della coalizione che aveva vinto la Seconda guerra mondiale. Oggi l’America ha un presidente che non crede nell’utilità della Nato, non ama l’Unione Europea, detesta le zone di libero scambio, è contrario alle battaglie civili contro i cambiamenti climatici ed è alla guida di un Paese in cui molti cittadini sarebbero felici se potessero sbarazzarsi della sua persona con un’azione giudiziaria. Mai come oggi il mondo ha avuto bisogno dell’Europa. Mai come oggi l’Europa ha avuto l’occasione di riempire uno spazio politico e diplomatico che le due maggiori nazioni di lingua inglese stanno abbandonando.