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 2019  marzo 03 Domenica calendario

A scuola dai comunisti per un posto da navigator

Speriamo di essere assunti fra due anni, ma soprattutto che si entrerà per merito». Cristina Cecchini ha 43 anni, gentili occhi azzurri e il volto segnato di chi ha imparato a resistere alle difficoltà della vita. Laureata in sociologia, ha lavorato per anni nell’agenzia Italia Lavoro cercando un’occupazione per gli altri, ma lei un posto fisso non ce l’ha. L’autobus la porta dal centro di Roma a Casal Bruciato, popoloso quartiere nel quadrante nord-est della capitale: una volta periferia di case occupate, ora si resiste tra buche, rifiuti per strada e precariato. Cristina spegne la sigaretta, entra nella sede locale di Potere al Popolo. Inizia il corso per studiare da navigator, figura inventata dal governo gialloverde per il reddito di cittadinanza: precari laureati in Giurisprudenza, Economia e Sociologia, che dovranno trovare lavoro ad altri precari. È un esercito di over 40 qualificati che tra rabbia e frustrazione devono adattarsi a lavoretti e precariato.
Cristina spera di diventare navigator, ma senza illusioni. «C’è la speranza di trovare lavoro a persone in difficoltà – spiega prima di entrare in aula – e questo è importante». Poi però sorride amara, anticipando la domanda: «Diciamo la verità, la speranza è di essere assunti dopo due anni, perché è da tanto che in questo settore non ci sono concorsi».
Arriva il docente, il corso di Potere al Popolo è gratuito, aperto a tutti, diviso in giornate: gli insegnanti sono volontari esperti in diritto del lavoro. Cercare lavoro non significa andare su Google, spiegano, ma studiare diritto, economia, fare analisi di mercato, valutare chi ti sta davanti. Non si improvvisa, insomma. Ma la paura tra i corsisti è anche un’altra, visto che i posti sono solo seimila e l’esame da superare è un semplice quiz e un colloquio: «Speriamo che le selezioni siano regolari e – spiega Cristina – che non ci siano le solite persone che non entreranno per merito».
Al suo fianco Matteo Sansone, collega di corso, sente e sorride amaro. È un giornalista, specializzato in turismo e viaggi. Parla un buon inglese, ha vissuto a Londra, è laureato in Economia, ha lavorato per anni per riviste specializzate. Ora è disoccupato, a 52 anni. «Sto cercando di ricollocarmi», spiega con un soffio di voce. Speranze, poche. Per lui il navigator è una possibilità: «Sicuramente il tema delle politiche del lavoro diventerà sempre più importante e non ci si affiderà solo al mercato privato».
Misura le parole quasi a non volersi fare troppe illusioni, poi scappa via, il corso è iniziato: tutti over 40, disoccupati o precari senza molte certezze: sono l’altra faccia della medaglia di un reddito ancora avvolto nel mistero. Ma lo è ancora di più la figura del navigator. «Avranno una corsia preferenziale gli inoccupati e chi prende la Naspi: sono obbligati a dimostrarsi attivi nella ricerca del lavoro», spiega il docente. Le domande e i dubbi non mancano: «Chi lavora ma ha un contratto di poche ore a settimana – continua il docente – è il più svantaggiato».E a chi osserva che così si favorisce il lavoro povero, il docente allarga le braccia, rassegnato: «L’Italia è piena di lavoretti». Uscire dalla spirale del precariato grazie ai navigator sarà molto difficile: «Se negli ultimi anni avete lavorato come cameriere – conclude il docente – il sistema tenderà a farvi rimanere cameriere».