Corriere della Sera, 2 marzo 2019
Il documentario su Lorena Bobbit
Quando nel 1993 Lorena Bobbit aggredì suo marito John, asportandogli il pene con un coltello da cucina, la vicenda diventò presto l’argomento più caldo nei media americani, con echi notevoli finanche in Italia, alla periferia dell’impero. I giornali e soprattutto i talk show quotidiani (che stavano vivendo la loro età dell’oro, con la tv ancora saldamente al centro dell’arena mediale e della sfera pubblica) ne fecero da subito un tormentone sensazionalistico. Più che un crimine da capire, il caso sembrava diventato una miniera per battute pruriginose e doppi sensi, o, quando andava bene, l’occasione per generiche riflessioni antropologiche sulla castrazione del maschio contemporaneo. Da lì a poco, sarebbe arrivato lo scandalo Clinton-Lewinsky a scuotere ancora di più le coscienze americane, ma erano lontani gli anni della grande attenzione alla violenza, fisica e verbale, di genere, non parliamo del movimento MeToo. Passati più di 25 anni, la vicenda dei Bobbit è riportata alla luce da un documentario in quattro episodi commissionato da Amazon per il suo servizio Prime Video, «Lorena».
La distanza storica permette di riaprire il caso con uno sguardo più fresco e soprattutto senza pregiudizi: grazie alle testimonianze dirette e recenti di tutti i principali protagonisti del fatto, tra cui Lorena e l’ex marito John, si scoprono aspetti rimasti in ombra, triturati nel calderone mediale dell’epoca. Per esempio il ruolo delle molestie che Lorena afferma di aver subito durante il matrimonio come movente per il suo gesto.
Al di là delle interviste, ormai un classico di questo tipo di racconto, l’aspetto più interessante della serie è la raccolta di immagini di repertorio della tv dell’epoca, che riflettono come il caso fu narrativizzato dai media. Sono immagini che parlano del nostro passato ma aiutano molto anche nella comprensione del presente, televisivo e no.