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 2019  marzo 02 Sabato calendario

Riabilitare i Neanderthal

Scimmieschi e ricurvi, ve li immaginate così gli uomini di Neanderthal? Se avete risposto di sì, è ora di rinnovare l’immaginario. Questi umani primitivi avevano un’andatura eretta e ben bilanciata, proprio come la nostra. Lo conferma la ricostruzione virtuale dello scheletro quasi completo di La Chapelle-aux-Saints, presentata sulla rivista Pnas da un gruppo svizzero in collaborazione con un nome noto della paleoantropologia, l’americano Erik Trinkaus. 
La colonna vertebrale a forma di esse, la struttura del bacino, persino i segni di usura nell’articolazione dell’anca: tutti gli indizi convergono. Se incontrassimo un neandertaliano per strada non noteremmo nulla di strano nella sua camminata. Cade, dunque, uno dei pregiudizi che ci portiamo dietro da quando gli studiosi hanno iniziato a interrogarsi sui primi resti della Valle di Neander: appartenevano forse a un essere umano deforme o bestiale? 
Certi errori di valutazione erano comprensibili nell’800, quando scarseggiavano sia i fossili che gli strumenti di analisi. Ma oggi le informazioni contenute nelle ossa, nei reperti archeologici e persino nei geni dimostrano che i neandertaliani non erano affatto dei bruti. Erano cacciatori e raccoglitori. Almeno in alcuni casi seppellivano i morti, assistevano gli invalidi, dipingevano i loro rifugi, si adornavano il corpo con pigmenti, conchiglie e piume di uccelli. E non grugnivano come in certe caricature, avevano tutto ciò che serve per poter parlare. Non dobbiamo figurarceli come un anello che ci ha preceduto nella catena dell’evoluzione, perché l’evoluzione non è una catena. Sono una specie sorella, che si è evoluta da antenati comuni, parallelamente alla nostra, per poi rimescolarsi almeno saltuariamente con i sapiens. Le tracce di questi incroci sono evidenti nel Dna dei moderni europei. 
Quanto all’aspetto fisico, ecco il ritratto tracciato da Silvana Condemi e François Savatier nel libro Mio caro Neandertal: erano uomini e donne con capelli castani, biondi o rossi, con la pelle e gli occhi chiari, che potrebbero essere scambiati per nord-europei. Certo avevano il cranio allungato, un’arcata sopraccigliare prominente che gli faceva da visiera, un naso importante. Erano tozzi e muscolosi. Ma le fattezze dei sette miliardi di sapiens che vivono oggi sono abbastanza variegate da poter dire che le caratteristiche del corpo neandertaliano sono ancora presenti un po’ di qua e un po’ di là. Se non abbiamo mai visto un Neanderthal intero, abbiamo visto almeno i suoi pezzi. 

La tendenza a enfatizzare le differenze anatomiche, anziché le somiglianze, potrebbe essere un espediente per sentirci speciali e al sicuro. Darwin con la sua teoria ci ha buttato giù dalla vetta del creato, e noi sminuiamo Neanderthal per risalire almeno qualche gradino. Loro si sono estinti perché erano diversi da noi, sembriamo voler credere. Ma secondo Condemi e Savatier faremmo bene a tenere a mente la lezione che proprio Neanderthal ci ha consegnato: una specie scompare quando scompare il suo habitat. Cerchiamo di avere cura del nostro.