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 2019  marzo 02 Sabato calendario

La lingua francese ora è femminile

PARIGI Finché si trattava di dire coiffeuse o institutrice nessun problema, le versioni femminili di coiffeur (parrucchiere) e institueur (maestro) erano già largamente usate e ammesse. Curiosamente, invece, le professioni legate a una forma di potere – prefetto, deputato, professore, giudice – andavano lasciate invariate, usate al maschile anche per una donna. Questa è stata fino a due giorni fa la posizione ufficiale dell’Académie Française, fondata nel 1635 dal cardinale Richelieu e da allora istituzione garante di correttezza ed evoluzione della lingua francese nel mondo. 
Dopo molte pressioni, e la recente abitudine di alcune case editrici e media progressisti di adottare una complicata «scrittura inclusiva» che declina tutte le parole al maschile e femminile insieme, gli Immortali del quai Conti hanno deciso di cedere almeno sui nomi dei mestieri, gradi, titoli e funzioni. Senza codificarle, per il momento, ma lasciando libertà di uso. Così la grande cuoca Anne-Sophie Pic avrà il diritto di chiamarsi cheffe e non chef al maschile, e Annie Ernaux sarà una autrice e non un auteur, une écrivaine e non un écrivain. 
L’Académie Française, custode dell’ortodossia, si è fatta sorpassare in questi anni da Paesi francofoni più attenti all’uso e alle esigenze dei tempi come Belgio, Svizzera o soprattutto Québec. Ma alla fine Hélène Carrère d’Encausse (madre del celebre scrittore Emmanuel Carrère), che pretende di essere chiamata «segretario perpetuo» dell’Académie, ha ceduto. A 78 anni, Carrère d’Encausse è una delle cinque donne tra i 36 membri dell’istituzione, che accolse la prima scrittrice solo nel 1980 eleggendo Marguerite Yourcenar e dopo molte insistenze di Jean d’Ormesson. 
La teoria finora difesa dall’Académie era che «al contrario di un mestiere, una funzione è distinta dal suo titolare e indifferente al suo sesso. Non si è una funzione, la si ricopre». Quindi, si è sempre detto madame le Directeur, signora il direttore, e madame le Ministre, signora il ministro, sfidando la logica e un po’ anche il ridicolo. La regola stabilita nel 1647 stipula del resto che «il maschile prevale tutte le volte che maschile e femminile si trovano insieme, perché il maschile è più nobile». Ecco le radici lontane, e poco difendibili, del conservatorismo degli Immortali. 
Il rapporto approvato a larga maggioranza giovedì stabilisce che «non esiste alcun ostacolo di principio alla femminizzazione dei nomi di mestieri e professioni». Perché le nuove parole vengano inserite ufficialmente nella lingua bisognerà però aspettare il nuovo dizionario, il nono della serie inaugurata nel Seicento, cominciato negli anni Ottanta e non ancora completato (finora gli Immortali sono arrivati a savoir, sapere).