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 2019  marzo 01 Venerdì calendario

La strage dei cavallucci marini

Da Taranto alla Cina, per farne pregiati liquori, prodotti di bellezza, afrodisiaci. È il triste destino dei cavallucci marini, specie protetta, sottratti dal loro habitat naturale da pescatori locali, dando il via ad una catena di illeciti che produce guadagni milionari per i trafficanti: un chilo di cavallucci che al pescatore viene pagato 80 centesimi, sul mercato finale vale fino a 600 euro. In mezzo ci sono gli addetti alla pulizia degli ippocampi, 50 euro al giorno, e i 7 euro pagati per immettere il prodotto nel mercato di Hong Kong dove viene presentato in confezioni extralusso oppure inserito nelle bottiglie di alcol a macerare per farne liquore pregiato. Una filiera di ecoreati e di illeciti inarrestabile, su cui la procura di Taranto, Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza ha messo gli occhi addosso per frenare quello che si presenta come un vero e proprio disastro ambientale. In barba ad ogni regola, i pescatori locali, da mattina a sera, da gennaio a dicembre, si spingono verso il largo con i loro pescherecci per sottrarre al mare quanti più cavallucci possibili con le reti a strascico: dai fondali del Mar Piccolo e del Mar Grande di Taranto fino alle acque baresi. Anche le oloturie, un’altra specie marina nota come cetrioli di mare, vanno forte. tutele ministeriali Il decreto ministeriale per la loro tutela risale ad un anno fa, è del 27 febbraio. E mentre gli accorgimenti per la loro protezione presi da Vera Corbelli, commissario di governo per la bonifica di Taranto, hanno prodotto una sorta di protezione della specie con un “trasloco” in acque più sicure, le forze dell’ordine continuano a monitorare la situazione. Quattro mesi fa, per esempio, è stato sequestrato mezzo quintale di prodotto pronto per il traffico illecito, decine le persone denunciate. Nel complesso sono state sequestrate tonnellate e tonnellate di prodotto pescato. A porre l’attenzione su una catena di mercato clandestino che pare indistruttibile è il giornalista e fondatore del sito di informazione indipendente VeraLeaks.org, Luciano Manna. Con una serie di fotografie, l’ambientalista tarantino ha denunciato gli illeciti e spiegato anche come viene procacciata la clientela, ovvero attraverso la «nota app di messaggeria istantanea WeChat (Weixin)», che si serve del “dark web”, la rete oscura. «Nella chat on line viaggia la reperibilità dei fornitori», spiega Manna, «che contatta i propri clienti indicazione dell’username da contattare per gli acquisti. Verso il mercato cinese viaggiano così oloturie e cavallucci marini che vengono pescati nei nostri mari». Il prelievo delle specie protette, assicura Manna, non riguarda soltanto la Puglia ma anche la costa calabra.