Corriere della Sera, 28 febbraio 2019
Intervista a Claudia Gerini
«La più sorpresa sono io, non me l’aspettavo per nulla: Ufficiale della Repubblica italiana. La prima reazione è stata pensare fosse uno scherzo». Claudia Gerini ha ricevuto l’Ordine al merito della Repubblica italiana, onorificenza destinata a «ricompensare benemerenze acquisite verso la nazione nel campo delle lettere, delle arti, dell’economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari». Nel caso dell’attrice romana, in questi giorni su Neflix con la seconda stagione di Suburra la serie, è stato il suo impegno a favore, in particolare, di bambini e ragazzi affetti da sindrome di Down a sollecitare l’attenzione del presidente Sergio Mattarella. «Da anni collaboro a un’associazione, “L’arte nel cuore”, con cui abbiamo realizzato un film, Detective per caso con ragazzi down nel cast. Non un film sulla disabilità, ma un giallo in cui io sono una detective che aiuta la protagonista a risolvere un caso. Lo presentiamo il 18 e 19 marzo a Roma. Ne vado molto fiera».
Andrà fiera anche di questa medaglia. Mica male per l’ex Miss teenager, la ragazzina di «Non è la Rai».
«Moltissimo. Se ripenso a com’ero allora provo molta tenerezza. Non avrei mai immaginato il mio percorso e meno che mai una soddisfazione simile, ma dentro di me sentivo che ce l’avrei fatta».
Gli incontri fondamentali? Boncompagni e Verdone?
«Con Gianni ho lavorato molto poco, è stata una grande amicizia. Ora continuerebbe a prendermi in giro, mi direbbe visto che sei ufficiale fatti crescere i baffi. Era dissacrante e mi spronava a fare più tv e meno cinema. Carlo è stato il mio grande scopritore con Viaggi di nozze e poi Sono pazzo di Iris Blond. Mi ha saputo dirigere. Mi dice sempre: eri già una pietra preziosa, io ho trovato l’anello dove incastonarla. È generoso».
Pieraccioni e Tornatore, Mel Gibson e Manetti Bros, Matteo Garrone e Gabriele Muccino. Ha lavorato con registi molto diversi. Una scelta?
«Provo a essere poliedrica, mi piace mettermi alla prova su registri diversi, anche accettando film in cui non sono la protagonista. Ho combattuto per non essere Jessica tutta la vita. Dopo i 40 anni, mi sto godendo una seconda giovinezza artistica. La maturità come donna mi ha portato un’energia che sta incuriosendo tanti registi. Ho accettato anche cose un po’ folli».
Per esempio?
«Fare la concorrente in tv a Dance dance dance, con colleghe amiche che mi chiedevano se ero matta».
Prossimo set, il film di Gianni Amelio su Bettino Craxi. Sarà Ania Pieroni, a lungo legata all’ex leader socialista.
«Un ruolo delicato, ho iniziato a parlare con Gianni, sognavo un film con lui. Affronteremo aspetti toccanti di questo rapporto».
Nella nuova stagione di «Suburra» la sua Sara Monaschi è alle prese con un tema scottante, il business sulla pelle dei migranti.
«È una questione centrale e sono felice che dalla serie emerga l’impegno con cui la trattiamo. Le ondate migratorie sono un fenomeno mondiale che non si arresta chiudendo i porti. Le società, Italia compresa, saranno sempre più mescolate, multiculturali e multietniche. Servono politiche di accoglienza basate sul principio basilare della convivenza umana».
Non esattamente la linea seguita dal nostro governo.
«Mi sembra che, purtroppo, i leader mondiali non stiano cogliendo la gravità di questa emergenza. Che, prima di tutto, è un’emergenza umanitaria, scappano da situazioni infernali. Un naufrago va salvato, è la regola base».
Del presidente Mattarella cosa pensa?
«Beh, ora rischio di sembrare di parte. Ma ai miei occhi è una garanzia di integrità morale e politica. Come il suo ruolo richiede. Una garanzia anche considerando i troppi svarioni che quest’epoca ci regala».
E adesso che è Ufficiale della repubblica?
«Adesso devo rimboccarmi le maniche, mettermi al lavoro».