Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  febbraio 28 Giovedì calendario

Intervista a Salmo

La casa di Milano di Maurizio Pisciottu, 35 anni, in arte Salmo è un piccolo loft con i mobiletti Ikea da comuni mortali. “È un caos totale come la mia musica”. Cinque album all’attivo, l’ultimo è Playlist, terzo disco di platino appena conquistato. Un tour sold out in partenza in tutta Italia e un nuovo cortometraggio in arrivo, Lunedì. Salmo fa un piccolo bilancio di un anno invidiabile parlando senza filtri.
I tuoi genitori, a Olbia, come vivono il tuo successo?
Mio padre è impazzito nel senso che adesso è un mio fan. Ma fino a ventisette anni non era la stessa cosa. Mia madre è distaccata, le basta sapere che sono felice e mi chiede soprattutto se ho mangiato.
Ha dichiarato: “Non approvo le scorciatoie, voglio arrivare senza scendere a compromessi”.
Di occasioni per prendere scorciatoie ne ho avute tante. Adesso è diverso. Tutto quello che volevo fare l’ho fatto e, soprattutto, a modo mio. Ora potrei fare qualsiasi cosa.
Anche “X-Factor”?
Sì, anche. Mi stanno chiedendo di andare. Ancora non ho deciso. Potrei farlo ma solo per divertirmi non per diventare famoso. Anche se questo non cambia il mio pensiero sui talent: ci sono anche altre strade, forse meno facili ma più funzionali.
Citando il suo brano “La prima volta” quando ha capito di avere l’urgenza di scrivere? C’è molta sofferenza nei suoi testi e pochi stereotipi del rapper classico…
Parlare di se stessi, dire i cazzi tuoi è importante nel rap. Io sono cresciuto per strada, ho avuto amici che sono diventati criminali. Ma non ho mai parlato della strada, ma di me stesso. Un pezzo come Lunedì – nel quale sono completamente a nudo – sono certo che resterà nel tempo.
Nei suoi testi ci sono paure, depressioni, dolori anche profondi. Condividerli è un modo di esorcizzarli?
È una terapia. Lunedì è stato scritto un anno e mezzo fa dopo un periodo di merda, come capita a tutti. E il fatto di scriverlo mi ha aiutato parecchio perché poi ne sono uscito. Io ho questa croce: anche se la vita va bene mi capita di stare male, di entrare in depressione. E da una parte meglio così, perché mi regala la forza per scrivere. Questa forza capisci che è precaria, la puoi perdere in un attimo.
L’istinto è ciò che più emerge dai suoi testi. Ne “Il cielo in una stanza” poteva edulcorare il testo ammiccando alle radio ma non l’ha fatto.
Ho lasciato il testo grezzo e ci sono andato lo stesso in radio. È una poesia a modo mio, un po’ volgare. C’è un po’ di volgarità nell’amore. Nell’intimità metti la mano sul culo, tocchi le tette, infili la lingua in bocca: è poesia no? Perché non scriverlo? È reale.
Diseguaglianza, salari, problemi nel mondo del lavoro. Le è mai venuta voglia di fare un pezzo ad hoc?
Sono abbastanza ignorante e in più non mi appassiona la politica. Mi stanno sul cazzo tutti. Ci sono politici che stanno risvegliando l’ignoranza delle persone.
L’impressione è che ultimamente alcuni politici vogliano competere con voi usando i social con il vostro linguaggio.
Non è una cosa negativa questa. A Salvini riconosco che si è messo in gioco. Ha usato il linguaggio giusto e questo fa di lui una persona furba. Comunque non c’è tutto questo odio contro Salvini, il modo in cui lavora è figo, respect! Sono le idee che magari non condivido.
Restando sull’attualità, ha seguito la vicenda dei pastori sardi?
Certamente. Non stanno chiedendo la luna, ma di arrivare a un euro a litro di latte, poveri cristiani! Salvini è l’unico che può fare qualcosa: le persone lo hanno eletto, speriamo faccia qualcosa.
Fedez ha dichiarato che il suo disco non l’ha ancora sentito…
Secondo me l’ha sentito. Io ho ascoltato il suo, mica mi vergogno.
Le è piaciuto?
No. Gli ha dato un titolo giusto, Paranoia Airlines: si è descritto molto bene. Non mi ricordo una rima.
Chi stima?
Fabri Fibra è il mio maestro. Per me le sue interviste sono Vangelo. Lucido e intelligente. Ha scritto cose lui sulla droga in Mr. Simpatia che in confronto Sfera Ebbasta è un’educanda. A proposito di Sfera, non so come riuscirà a uscirne dai tragici fatti di Corinaldo. Poteva succedere a chiunque. Il problema è che gli italiani ti fanno una foto e quella ti si appiccica. Ricordate Masini? O Mia Martini? La gogna mediatica ti taglia la testa. Ormai non basta più fare bene la musica: bisogna essere un personaggio. Devi spingerti, essere presente. Devi rendere la tua vita invidiabile. Non escludo di sparire completamente. Forse non è bene per il mio lavoro ma è bene per me. La gente vuole apparire? Il contrappasso sarà proprio sparire.