La Stampa, 27 febbraio 2019
Biografia di Giulia Sarti
Le lacrime, a metà pomeriggio, segnano la resa, anche emotiva, di Giulia Sarti. Piange al telefono con Rocco Casalino, che la chiama davanti alla troupe delle Iene che vuole sapere chi le suggerì, un anno fa, di accusare l’ex fidanzato Andrea Tibusche Bogdan per quei 23mila euro di mancati rimborsi al Movimento. Il giorno più nero per Giulia Sarti, figlia del grillismo emiliano iper legalitario delle origini, inizia con una notizia dalla procura della sua Rimini: i pm hanno chiesto l’archiviazione per Bogdan. La procura e le Iene, due ossi duri per la paladina della legalità. La vicenda di Sarti e di altri ex del M5S è stata scoperta all’inizio del 2018 dalla trasmissione di Italia1: quasi tutti i “furbetti” che avevano tenuto per sè gli stipendi furono espulsi, lei fu salvata perché, disse, era stata truffata dall’ex. Una diga che è rimasta in piedi fino a ieri, consentendole di cononare un sogno a 32 anni: la guida della commissione Giustizia. Ora l’incantesimo si è rotto, poco dopo quella telefonata Sarti annuncia le dimissioni .
Un finale amaro per la giovane attivista riminese, laurea in giurisprudenza a Bologna, tra i fondatori del M5S nel 2007, con quella pattuglia di pionieri emiliani guidati da Giovanni Favia e Federica Salsi -legalitari e di sinistra – tra i primi fatti fuori dalle rigide regole della Casaleggio per eccesso di indisciplina. Lei riesce a barcamenarsi, sbarca in Parlamento nel 2013, a 27 anni, prima nelle parlamentarie emiliane, ma rischia quasi subito di finire tra i sospetti dissidenti. Nell’aprile del 2013, durante un raduno con Grillo in un agriturismo vicino Roma, ha l’ardire di esporsi: «Forse dovremmo fare una rosa di nomi per il governo…». Erano i giorni in cui ancora il destino della legislatura non era segnato, con Bersani che tentava di coinvolgere i grillini nel governo. In Emilia- Romagna le spinte governiste c’erano, Sarti ci mise la faccia, ma anche quella volta fu graziata: si inabissò per parecchio tempo, deputata semplice e silente.
Fu colpita in vece da uno scandalo hot: quando un hacker nel 2013 si impossessò di migliaia di mail private dei parlamentari 5 stelle spuntarono sue foto privatissime. Lei riuscì a uscirne bene, aiutata anche da un informatico vicino al Movimento, Bogdan, che si dedicò a cancellare quelle immagini dalla Rete. Lo stesso Bogdan (noto come Andrea De Girolamo) che ora la inguaia e - tipico delle storie finite male- annuncia nuovi sviluppi: «Preparate i popcorn».
Un macigno per la giovane Giulia, già militante delle Agende rosse di Salvatore Borsellino, molto sensibile ai temi della legalità. In questi primi mesi alla guida della Giustizia a Montecitorio ha fatto parlare di sé quando si era infuriata per la norma “salva leghisti” sul peculato. O quando nei giorni scorsi aveva annunciato il suo sì al processo a Salvini. «I nostri valori e la nostra storia non si discutono». Ora la sua carriera rischia di infrangersi, ironia della sorte, contro una decisione dei giudici.