Libero, 27 febbraio 2019
A Treviso la scuola che non boccia nessuno
Una scuola dove è vietato bocciare. Il sogno di ogni Lucignolo che si rispetti. Che poi, in effetti, è cosa che s’allinea perfettamente ai tempi attuali, nei quali ognuno dice la sua su qualunque argomento senza preoccuparsi di averne benché minima competenza, anzi atteggiandosi a chi ha davvero capito tutto – «Scaglia, il risultato dell’espressione è sbagliato…», «…questo lo dice lei!». C’è da dire che quel grande manifesto appeso sui muri a Vittorio Veneto, provincia di Treviso, si sta rivelando oltremodo efficace. Caratteri cubitali rivolti evidentemente agli studenti in difficoltà, e indirettamente pure ai loro genitori: «Non ti senti più motivato? Non ti senti più a tuo agio nella scuola che frequenti?». E poi, stampigliato ancor più enorme e tutto maiuscolo: «RITIRATI». Oddio, ma cos’è, un crudo invito rivolto ai ragazzi affinché prendano coscienza dei propri limiti? Forse una provocatoria maniera per stimolare – anzi, resuscitare – il loro amor proprio? Macché, la risposta si legge più sotto: «Nella Scuola Italia 100% promossi: vietata la bocciatura». Come come? Proprio così: «Vietata la bocciatura». È la scuola del cambiamento, baby, l’offerta che s’adegua alla domanda: il nome – “Scuola Italia” – che ammicca al sovranismo dilagante, lo slogan – «Vietata la bocciatura» – che suona come un pugno in faccia a quell’insopportabile élite che sono i secchioni. Applausi.
ANCHE PER ADULTI
Cerchiamo di capirne di più. Digitando su Google appare l’indirizzo del sito, sopra il quale viene ribadito il concetto: «Scuola Italia: 100% promossi!!!» con tre punti esclamativi. Il sito e tutto un tricolore, in linea col nome. Annotiamo il numero che corrisponde alla direzione generale: si trova a Cassino, provincia di Frosinone. Alla chiamata risponde il professor Nicola Romanelli, e con grande disponibilità ci informa che lui insegna «materie umanistiche, italiano e latino». Scuola Italia è nata da un’idea di suo zio e sua e pare abbia attecchito parecchio, «è una scuola paritaria, dunque inserita nel sistema nazionale di istruzione: ormai contiamo una trentina di sedi in tutta Italia». Ci spiega che insomma, «la gente ha bisogno di un diploma, altrimenti sei emarginato», e l’istituto porta a conseguire dilpomi industriali, alberghieri, nautici e quant’altro. E allora chiediamo di quell’altro slogan che si legge sulla brochure, “il tuo diploma in un anno!”, e il prof chiarisce che «sì, agli adulti che magari già lavorano diamo questa possibilità, per esempio il diploma alberghiero. Un anno e lo possono ottenere. Ma i ragazzi, loro seguono il normale corso di studi di cinque anni». Veniamo al punto fondamentale, diremmo rivoluzionario: in che senso «vietato bocciare»? Qui il prof Romanelli s’appassiona, lo si percepisce attraverso il telefono: «In tutti i Paesi civili non si boccia più!» tuona. E prosegue: «Bocciarli significa rovinare psicologicamente i ragazzi. Sono i professori che devono motivarli, spronarli. Noi facciamo così». Va bene, prof: ma se uno proprio non studia? «E noi lo aiutiamo. Lo mettiamo vicino a una brava, per esempio. Lo seguiamo in maniera particolare. I nostri professori – ribadisce – sono molto preparati, coinvolgono gli studenti». Quindi bocciare niente? Romanelli ripete con pazienza: «Mmmhhhh, ma gliel’ho detto, oggi non si boccia più!...». Ultima cosa: ma la retta? Quanto costa “Scuola Italia”? Ed ecco che il prof. Romanelli si gioca un’altra frase di grande effetto: «Contro gli usurai e le forme di strozzinaggio!». In che senso? «Noi per la modica cifra di 2.500, massimo 2.800 euro, portiamo i ragazzi dalla prima alla quinta. Perché vogliamo dare la possibilità a tutte le tasche di prendersi un titolo di studio». Stupendo.
OCCASIONE MANCATA A questo punto, ecco l’annosa questione: davvero la bocciatura può traumatizzare un ragazzo? E ha senso mandare il figlio in una scuola in cui, pagando, si è sicuri della promozione? Esponiamo le perplessità ad Alessandro Marcheschi, psicosocioanalista che spesso ha a che fare con giovani e giovanissimi, «troppe volte l’estrema insicurezza può diventare ostacolo quasi insormontabile all’espressione di sé stessi, perciò i genitori mi chiedono di aiutarli». E la bocciatura? «Banale dire che dipende dalla personalità del ragazzo: ci sono quelli che la vivono come un fallimento e si chiudono, altri che invece reagiscono per non ricascarci. In questo senso è fondamentale l’atteggiamento dei genitori, le aspettative e anche le ansie che vengono proiettate sul figlio, sbagliando. Il desiderio di imparare dovrebbe andare di pari passo con la maturazione del ragazzo, non può essere imposto». Ma aiutarlo a costo di “regalargli” la promozione può aiutarlo? «No. Allora, è vero che a volte, soprattutto nelle scuole statali, si boccia troppo frettolosamente, cosa che può creare problemi. D’altro canto i ragazzi lo capiscono, se sono stati promossi per via della retta pagata e non per merito. E poi così semplicemente si posticipa lo scontro con la realtà, che quando si verificherà sarà ancor più duro. Uno sceglie la scuola più facile, quella da cui puoi uscire con un calcio nel didietro, poi però sarà il mondo del lavoro a fare la selezione. Allora sì che il problema può diventare drammatico». Il punto è proprio questo: se ti bocciano a scuola è brutto, ma se poi ti bocciano nella vita è molto peggio. «Questo lo dice lui». Già.