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 2019  febbraio 26 Martedì calendario

In 20 anni di moneta unica ciascuno ha perso 74 mila euro

C’è chi ha guadagnato 23mila euro e chi ne ha persi 74mila. La fortuna non c’entra. L’olio di gomito neanche. A fare la differenza sono i confini geografici. Al di sotto delle Alpi le tasche si sono progressivamente svuotate, al di sopra, dalle parti di Berlino, miracolosamente riempite. L’inesorabile ed iniqua redistribuzione di denaro va avanti da circa 20 anni. Ovvero da quando la moneta unica ha iniziato a condizionare le economie dei Paesi Ue. La solita storia dell’euro che ci ha impoverito? Già, solo che questa volta a fare i conti non è qualche italiano infuriato per la colossale fregatura, ma chi, come i tedeschi, dall’introduzione della valuta unica ha avuto solo vantaggi. Gli studiosi che hanno messo a confronto gli effetti dell’euro sul benessere dei Paesi del Vecchio Continente sono invece di Friburgo, città dove ha sede il Centre for european policy (Cep), autorevole istituto di ricerca tedesco. Per effettuare l’indagine gli esperti del Cep hanno individuato una sorta di gruppo di controllo formato da economie sparse per il mondo simili per occupazione, Pil, inflazione e competitività a quelle dei Paesi che hanno adottato l’euro. Comparando lo sviluppo di tali economie con quello degli Stati membri dell’Unione europea prima e dopo l’introduzione della valuta unica è stato creato un algoritmo in grado di calcolare come sarebbe stato l’andamento della crescita senza euro. Il risultato è sorprendente. Non tanto per lo scenario generale, ben noto. Come spiegano gli esperti del Cep, «nei decenni prima dell’introduzione dell’euro l’Italia svalutava regolarmente la propria moneta per essere competitiva. Dopo l’avvento dell’euro non è stato più possibile». Nulla di nuovo anche per i vantaggi ottenuti dalla Germania, che grazie ad una moneta reale molto più forte di quella che circola nel Vecchio continente fa da anni il pieno di esportazioni.

DUE PARAMETRI
A stupire è piuttosto la quantificazione dell’impatto e la sua distribuzione temporale. Due sono i parametri presi in esame dal centro studi. Uno è quello classico del prodotto interno lordo, l’altro è quello del livello di prosperità, che si ottiene moltiplicando il pil per la quantità media di beni e servizi utilizzati dai Paesi Ue prima della valuta unica. Passando da un indice all’altro la sostanza non cambia molto. La Germania è sempre in testa alla classifica. Nel caso del pil tra il 1999 e il 2017 i tedeschi hanno guadagnato complessivamente 280 miliardi di euro, che fanno circa 3mila e 400 euro per abitante. Mentre sul fronte della prosperità, il bottino incassato dalla Germania grazie alla moneta unica sale a 1.893 miliardi, che si traducono in oltre 23mila euro pro capite. In fondo all’elenco, invece, c’è sempre l’Italia, che in termini di prodotto interno lordo ha perso in 20 anni 530 miliardi (8.756 a testa), mentre in termini di prosperità ha visto andare in fumo ben 4.325 miliardi (73mila e 600 euro pro capite). Una legnata che non ha mai avuto soluzioni di continuità. Le perdite sono iniziate nel 1999 e sono proseguite ininterrottamente fino al 2017 (ultimo anno preso in esame), con un’accelerazione incredibile, guarda un po’, a partire dalla fine del 2011, quando l’euro ci è costato anche un governo eletto dai cittadini in cambio di uno messo lì praticamente da Bruxelles. Nel 2012, infatti, le perdite passano dai 5.300 euro pro capite a 6.600. L’anno successivo balzano a 7.700 e quello dopo ancora, il 2014, a 8.500. Secco il verdetto degli esperti: «In nessun altro Paese tra quelli esaminati l’euro ha portato a perdite così elevate di prosperità».

CHI SALE E CHI SCENDE
Il bello è che proprio mentre l’Italia iniziava a precipitare, all’altro capo della classifica la Germania iniziava a volare. L’arricchimento dei suoi abitanti, infatti, nel 2011 fa il balzo da 1.900 euro pro capite a 3.600, livello su cui il Paese poi negli anni successivi si stabilizza. L’unico altro grande Paese che con l’euro ci ha guadagnato, inutile dirlo, è l’Olanda, sempre pronta a schierarsi al fianco di Berlino quando c’è da strigliare qualche Stato poco disciplinato o da difendere le magnifiche sorti e progressive dell’Unione europea. Pure i Paesi Bassi, con 21mila euro di prosperità pro capite in più, hanno portato a casa un bottino niente male. Gli altri, chi più chi meno, hanno perso tutti terreno. Con il curioso caso della Grecia, che tra il 2001 e il 2010, prima dell’esplosione della crisi, era riuscita persino ad arricchirsi. Mentre la Spagna è l’unica ad essere riuscita ad invertire la tendenza, anche lei a partire nel 2011. Cambio di direzione che non le ha comunque impedito complessivamente di rimetterci.