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 2019  febbraio 26 Martedì calendario

La grande mappa del tesoro

È una grande mappa del tesoro. Affascinante, reale, che ci spinge a vedere con la mente arrembaggi, vele al vento e giganteschi scafi mandati sul fondo dalle tempeste o dalle cannonate nemiche. Il Dipartimento del patrimonio storico spagnolo – come rivela un articolo del quotidiano El Paìs – ha redatto una carta geografica davvero speciale: l’elenco, con luoghi e date, di 681 navi iberiche colate a picco tra il 1492 e il 1898.
Usando documenti, rapporti e testimonianze uscite dagli archivi, l’archeologo Carlos León, insieme a Beatriz Domingo e Genoveva Enríquez, hanno ricostruito le avventure, la sorte e spesso i carichi dei galeoni che solcavano le rotte del Nuovo Mondo. A bordo c’era di tutto. Ricchezze infinite, cibo, a volte oggetti comuni. In alcune occasioni casse dal contenuto misterioso o non dichiarato da ufficiali e contabili che facevano la cresta.
Per il loro lavoro di ricerca gli studiosi hanno avuto un grande alleato: la burocrazia. Capitani coraggiosi guidavano i vascelli in mari pericolosi, soldati e artiglieri li proteggevano dai nemici, però c’era uno stuolo di funzionari incaricati di redigere verbali, di annotare qualsiasi cosa collegata ad una spedizione. Resoconti precisi sulle partenze, le mete e non di rado i disastri. Note che hanno fissato drammi avvenuti lungo le coste statunitensi, alle Bahamas, alle Bermude, a Panama e ovunque ci fosse un approdo importante. El Paìs sottolinea che solo una piccola porzione – circa il 20 per cento – di questi relitti sia stato oggetto di lavori di indagine, il resto rimane intatto, inesplorato. Con i suoi segreti.
L’obiettivo delle autorità spagnole non è quello di andare a scavare nella sabbia, nelle profondità, tra colubrine arrugginite e pezzi d’ancora. No, il target dichiarato è un altro. Mappare e proteggere queste reliquie, ricordi di un passato glorioso e di vite non certo facili. Missione da portare avanti con gli Stati coinvolti, cosa non proprio agevole per le complesse implicazioni legali.
I relitti
Nel rapporto del ministero indicate 681 navi colate a picco tra il 1492 e il 1898
La storia inizia con il primo disastro, nel 1492, quando la famosa Santa Maria di Cristoforo Colombo si arena lungo le coste di Haiti. Come spesso accadrà in seguito alcune componenti in legno della caravella saranno usate per costruire una postazione a terra mentre il grande navigatore tornerà in Spagna. Gli uomini rimasti faranno una brutta fine, uccisi dagli indigeni.
Nel rapporto del Dipartimento si afferma che i galeoni sono colati a picco quasi sempre a causa delle condizioni metereologiche. Venti e onde li hanno spazzati via, gli uragani si sono rivelati avversari temibili, devastanti e potenti. Ben più dei pirati che pure infestavano i Caraibi, ingolositi dai bottini e spinti talvolta da interessi strategici delle potenze dell’epoca. Solo l’uno per cento delle navi sarebbe stato affondato dalle scorrerie dei predoni. I «cargo» – spiegano gli esperti – erano ben protetti, un osso duro anche per gente svelta e feroce come i corsari. Gli archivi ricordano gli oltre mille marinai annegati nel 1563 alle Bermuda e i 600 nel 1724 a Santo Domingo, tutti vittime della Natura molto aggressiva.
Le rilevazioni degli archeologi precisano che il maggior numero di siti si trova attorno a Cuba, con almeno 249 resti. E poi le acque degli attuali Stati Uniti, con Louisiana, Texas, Mississippi, Georgia, Alabama e la lunga Florida, dove ancora oggi, in certi angoli delle Keys, tra atmosfere coloniali e il verde della vegetazione, case andate in malora e hotel di lusso, si insinuano i nuovi briganti. Sono i trafficanti di droga e clandestini che risalgono alcune vie d’acqua non diverse da quelle dei tempi antichi. A volte abbandonano i loro «carichi» su qualche isolotto remoto. Accadeva anche allora.
Nel 1548 un battello finisce la sua corsa a Cayo Largo, ancora in Florida, l’equipaggio raggiunge la spiaggia, è convinto di avercela fatta. Invece li attende il peggio, sono trucidati da una tribù indiana. Solo uno resterà in vita e sarà poi salvato da un condottiero spagnolo nel 1565. Capitoli intriganti di un libro inesauribile.