Corriere della Sera, 25 febbraio 2019
Quell’ultimo porno a Parigi
PARIGI Quando Maurice Laroche rispose all’annuncio, nel 1983, si presentò pieno di speranze al Grand Rex, lo storico cinema art déco sul boulevard Poissonnière ispirato al Radio City Music Hall newyorchese. Maurice però si era sbagliato: il posto da proiezionista non si era liberato al Grand Rex ma nel piccolo cinema a luci rosse della viuzza accanto, il Beverly. Poco male. Maurice accettò l’incarico, poi ha comprato la sala e l’ha fatta vivere per altri 36 anni. Ieri il Beverly ha chiuso le porte. Fine dell’ultimo cinema porno di Parigi.
L’entrata in alluminio anodizzato farebbe pensare a una copisteria, se non fosse per la sproporzionata, fiera, insegna luminosa rossa. Sull’altro lato della via c’è un ristorante, al momento thailandese, la cui gestione è cambiata mille volte. Ma davanti, dagli anni Ottanta a oggi, è sempre rimasto solo il Beverly.
Una specie di bistrot di quartiere, che invece di caffè o birre vendeva «delizie profonde», come dice una locandina. Un anacronismo che finora aveva resistito all’era di Internet come una carrozza a cavallo dopo l’avvento delle automobili.
Il patron Maurice Laroche è un signore di 75 anni, con i capelli bianchi come quelli dei clienti. Con un sorriso affettuoso accoglie gli attempati e un po’ malconci habitué, qualche coppia di turisti e anche alcuni giovani ammiratori. «Sono venuto apposta da Biarritz, mi può autografare qualche manifesto?», chiede un ventenne. Maurice apre subito una porta minuscola e va a cercare i reperti. Le locandine di «Banana meccanica», «La direttrice senza mutande», «Francesca vedova in estasi», «Le infermiere del piacere», «ed ecco un grande classico,”Lolo la benzinaia”», esclama. Tutti film in 35 mm del porno anni 70 e 80, che avevano almeno una parvenza di trama e di humor. Ora vende le «pizze» a 15 euro l’una, quattro per 50€.
«In realtà non ero un grande appassionato del genere, amavo tutto il cinema e qui ci sono finito un po’ per caso – racconta Maurice – ma non c’è mai stato un giorno in cui mi sono pentito. Facevo tutto, cassiere, proiezionista, uomo delle pulizie. I cinema porno a Parigi erano oltre quaranta negli anni Settanta, poi tutto è cambiato. Ma il Beverly è rimasto un punto di riferimento. Si veniva qui per incontrare i soliti amici, scherzare sul titolo di un film e, certo, guardare quelle attrici meravigliose, vere, non depilate e rifatte come adesso».
Di un’altra cosa il signor Laroche è orgoglioso: «Questo è stato l’unico posto dove i minori davvero non avevano accesso al porno. Anche i ragazzini di 11 anni oggi guardano i video su YouPorn, da noi era impensabile». Il Beverly chiude perché gli affari non vanno più bene, ma soprattutto a 75 anni il proprietario è stanco e vuole tornare al suo paese, La Rochelle, dove con i soldi della vendita della sala a un promotore immobiliare si è comprato una piccola casa con vista sull’Atlantico.
Nei giorni del rimpianto continuo per qualsiasi passato, fare sentimentalismo anche sull’addio al porno dei nonni è un po’ come lamentarsi sulle mezze stagioni che non ci sono più. Ma merita un omaggio la tenerezza con la quale Maurice saluta gli spettatori prima dell’ultimo film: «Grazie a tutti voi per questi anni di complicità, gioia, allegria». Maurice esce dalla sala commosso, sullo schermo compare, trionfale, l’immagine di una guêpière, e gli irriducibili della speciale casa di riposo Beverly non trattengono l’applauso.
Nel weekend tutto è stato smantellato e venduto, dalle poltroncine in fintapelle rossa (50€) al proiettore da 35 millimetri, «l’ultima soddisfazione – dice Maurice Laroche—, lo ha comprato una scuola di cinema».