La Stampa, 25 febbraio 2019
Oro e gioielli nella mappa dei galeoni in fondo al mare
La più grande mappa del tesoro del mondo è chiusa a chiave in un cassetto del ministero della Cultura spagnolo. L’hanno redatta due archeologi subacquei, Carlos Leon e Beatriz Domingo, e una storica navale, Genoveva Enriquez. Per mesi hanno consultato migliaia di documenti e centinaia di mappe, individuando il punto esatto del Mar dei Caraibi nel quale sono affondate 681 navi spagnole tra il 1492 e il 1898. Molte custodiscono oro, argento, smeraldi, perle e altre ricchezze delle “Indie”.
Tra le imbarcazioni localizzate c’è anche la prima nave europea giunta in America, se non si tiene conto delle antecedenti scorribande dei Vichinghi. Il 25 dicembre 1492 Cristoforo Colombo era andato a dormire nella sua cabina e il timone della Santa Maria era stato affidato a un mozzo, che la mandò a schiantarsi sulla barriera corallina di Haiti. Parte del legname della caravella fu usato per costruire un forte, ma qualcosa sott’acqua deve esserci ancora.
I relitti
Solo il 23% dei relitti esaminati è stato finora esplorato e il governo spagnolo sta prendendo accordi con gli Stati interessati per evitare saccheggi e fare accettare l’idea che i resti delle navi siano considerati un patrimonio culturale subacqueo della Spagna. Il lavoro dei tre ricercatori, rivelato ieri da El Pais, è stato reso possibile dal fatto che ogni nave aveva a bordo anche puntigliosi funzionari che prendevano nota di ogni cosa, compreso il luogo nel quale la loro nave affondava. Capitava abbastanza spesso, ma più a causa di uragani e tempeste (nel 91,2% dei casi) che per scontri militari (1,4%). I pirati poi sono poco più che una leggenda: hanno affondato solo lo 0,8% delle navi spagnole, più veloci e meglio armate.
Ogni nave era molto affollata e i naufragi causavano migliaia di vittime. I sopravvissuti trovavano raramente aiuto a riva e chi approdava in isole deserte poteva ritenersi fortunato. Nemmeno i porti erano un luogo sicuro: all’Avana 70 navi affondarono tutte insieme nel 1768 a causa di un uragano. È proprio intorno a Cuba che si trova la maggior concentrazione di relitti, 249, ma altri 303 sono sparsi lungo la Costa atlantica degli Stati Uniti e della Florida.
Alcune delle navi censite dai ricercatori appartenevano alle flotte di Hernan Cortéz, di Francisco de Pizarro e di Vasco Nunez de Balboa e devono contenere molti tesori. Il naufragio, in quelle acque pericolose e poco esplorate, era messo in conto. Quella che invece non si perdonava era la sciatteria: quando Juan de Benavides si fece catturare 14 navi cariche d’oro dagli olandesi Filippo IV lo richiamò in patria e, perché non ripetesse mai più l’errore, gli fece tagliare la testa.