il Giornale, 25 febbraio 2019
Lo sci? Sport da ricchi. Macron rinuncia
Niente piste soleggiate, per Emmanuel Macron. La crisi dei gilet gialli toglie il gusto della settimana bianca al presidente francese. Un appuntamento fisso per molti predecessori. Da Giscard d’Estaing a Nicolas Sarkozy. Figuriamoci per lui, che amici mai avari di superlativi paragonano all’ex campione olimpico Jean-Claude Killy (3 ori nel ’68), per stile e movenze. Per Macron è oggi quasi impossibile dedicarsi a un’attività socialmente connotata come lo sci, ormai prerogativa dei privilegiati o dei benestanti.
L’attuale inquilino dell’Eliseo, «capace di qualunque discesa», punta piuttosto a non scivolare fuori pista nei sondaggi che lo vedono in leggera risalita: 28% di gradimento (+5 da inizio anno). Addio allora alla sua cima preferita fin dall’infanzia, quel Pic du Midi de Bigorre, a La Mongie, con Barèges la più grande area sciistica dei Pirenei. Un posto per famiglie, lontano dai villaggi di lusso alpini. Perché restare dunque senza tuta e racchette, essendo un «genio dello sci» abituato a comprensori tutto sommato «pop»? Secondo l’Observatoire des inégalités, solo l’8% dei francesi può permettersi un anno su due di far tappa nei villaggi sciistici; i due terzi non partono affatto per le vacanze invernali. La neve, d’altronde, non porta fortuna al Macron politico. Lo scorso Natale, in piena crisi dei gilet gialli, provò a raggiungere le amate piste, dove non c’era neppure un fiocco. Ora sono ricoperte da un invitante manto bianco, ma risultano poco praticabili per un presidente accusato di incarnare l’élite. In queste settimane di rivolta sociale, Macron ha preso coscienza dei mesi difficili vissuti dai francesi. Si è inventato uno strumento di esercizio democratico come il Grand Débat nazionale, che per ora sta funzionando. Meglio dunque evitare di rinverdire polemiche come quella del dicembre 2017.
Allora il presidente, con abiti invernali, parlava dal suo villaggio turistico della necessità di tenere sotto controllo la disoccupazione, in particolare della difficoltà di trovare lavoro. Il divario tra le sue parole e quella cornice gli fece perdere ogni credibilità rivelando per la prima volta la sua distanza dalla vita d’ogni giorno. Scivolare su una lastra di ghiaccio è facile, anche se attrezzati. Macron sembra averlo capito suo malgrado. La Francia di oggi non vive il boom che permise a Giscard D’Estaing di vantarsi pubblicamente delle sue imprese montane, con tanto di foto, risultando apprezzabile. Né tantomeno il benessere comunicato dal governo nel ’68 è minimamente riconducibile all’attuale stato della classe media. Sembra altrettanto lontanissimo il tempo in cui Dominique Strauss-Kahn si fece addirittura immortalare per la campagna elettorale del 1986 in un video sulla neve in Alta Savoia: la musica della Pantera Rosa come sottofondo mentre il socialista offriva i suoi migliori slalom tra chalet innevati e abeti. Correva per l’elezione in Parlamento, che ci fu. A DSK la neve portò bene: cadde molti anni dopo sullo scandalo della cameriera al Sofitel di New York, giocandosi la candidatura all’Eliseo.
Per Macron, lo sci potrebbe invece trasformarsi in un incubo. Come fu per Sarkozy, pizzicato in un sontuoso cinque stelle a Megève, nel cuore del Monte Bianco, giusto due anni dopo l’elezione. Oltretutto, con i giornali pronti a tirar fuori la foto del tandem Benalla-Macron anche sugli sci. L’ex bodyguard è infatti sospettato di aver causato un incidente nel 2017 su quelle piste diventate oggi off limit per il presidente.