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 2019  febbraio 24 Domenica calendario

Dino Abbrescia finalmente protagonista

Quel ruolo da protagonista che, per qualche ragione, tardava ad arrivare, glielo ha regalato ora sua moglie. In Raccondino, Dino Abbrescia – caratterista tra i più popolari e richiesti, a riprova basta dare un’occhiata alla sua fittissima filmografia – è diretto da Susy Laude, sua compagna nella vita e spesso anche al cinema («chissà perché, ma molte volte abbiamo recitato nel ruolo di marito e moglie») e adesso anche regista dello spettacolo con cui l’attore sta registrando parecchi tutto esaurito: «Non mi aspettavo questi risultati – racconta —. Certo, la gente spesso mi ferma per strada, l’affetto non mi è mai mancato. Però non credevo avrei ricevuto tutto questo calore. Fino ad ora sono stati tutti sold out, con richieste da parte di molti teatri di fare altre repliche. E di sicuro questo spettacolo non sarebbe mai nato senza Susy: non lo avrei mai fatto». 
«La verità è che ero stufa degli amici che a ogni cena chiedono a Dino di raccontare uno dei suoi aneddoti. Li so a memoria. Tanto valeva costruirci attorno un one man show», spiega lei con tono divertito. Si sono conosciuti sul set, ormai diversi anni fa. «Anche in quel caso eravamo una coppia, però in crisi, che stava per divorziare. Dovevamo solo litigare. Infatti non mi spiegavo perché a un certo punto il regista ci avesse chiesto di baciarci. Solo dopo ho capito che era stato Dino a suggerirglielo». 
Riprende lui: «Sì, è andata così. Ma, provando a generalizzare, dalla prima fiction che ho girato, 18 anni fa, fino ad oggi, ho sempre cercato di dare qualcosa in più, di non previsto ai miei personaggi. Di renderli più ironici e umani, andando oltre la sceneggiatura. Ed è per questo che, anche se partono come secondari, spesso diventano decisivi. E quando succede, quando riescono a trasformarsi in quelli di cui la gente poi si ricorda, ecco lì mi esalto». «È anche merito dei capelli grigi, quelli uno se li ricorda per forza», scherza di nuovo lei. «Però è vero che le persone fanno sempre grandi feste a Dino». 
Come è successo dopo averlo visto in Cado dalle nubi («questo di Checco Zalone resta un film di cui mi parlano tutti, anche se sono passati nove anni. Gli devo dire grazie anche perché ha sdoganato la cadenza pugliese che all’inizio, quando muovevo i primi passi a teatro, ho dovuto eliminare. Prima per tutti c’era lo spettro di Lino Banfi») o, di recente, in Puoi baciare lo sposo. O ancora, in tv, con La Compagnia del Cigno, diretto da Ivan Cotroneo: «Anche in questo caso abbiamo recitato in coppia e, ovviamente, i protagonisti erano i ragazzi. Abbiamo accettato questa proposta un po’ come se dovessimo fare un cameo, invece abbiamo ricevuto dal pubblico moltissimo».
Da poco è uscito nelle sale Modalità aereo, il ritorno di Fausto Brizzi. Abbrescia è nel cast. Si è sentito il peso della vicenda che ha travolto il regista (accusato di molestie) durante le riprese? «Onestamente non ci ho pensato, se non quando nel film sembrano esserci battute o momenti autobiografici. Mi fa impressione come le notizie, vere o false, si possano diffondere. È troppo facile strumentalizzare ogni parola, finire sbattuti in piazza. Con Brizzi non c’erano i termini per buttare su di lui fango in quel modo».
Tornando allo spettacolo, anche in questo film non è il protagonista... «Però ho sempre avuto la fortuna di accettare ruoli capaci di fare la differenza. Non essere scelto come protagonista per me non è un cruccio, anzi. Solo, a volte non capisco molto bene le dinamiche. Ad ogni modo, non ho dubbi: mi considero più un surfista da onda lunga».