ItaliaOggi, 23 febbraio 2019
Papillomavirus: test inutile prima dei 30 anni
Il test di ricerca del papillomavirus umano (Hpv) è efficace ma a partire dai 30 anni perché prima di quella soglia anagrafica non avrebbe nessuna validità predittiva sul rischio di cancro, secondo quanto ha riportato Le Figaro. L’80% delle donne contrae l’infezione da uno dei 50 ceppi del virus Hpv nel corso dei primi anni di attività sessuale, tendendo conto della diffusione di questo virus tra la popolazione. Il preservativo non è una difesa sufficiente. In questa situazione, effettuare un test Hpv negli anni che seguono il debutto dell’attività sessuale esporrebbe chi si sottopone a un risultato quasi sicuro di essere positivo, con la messa in allerta rispetto a un possibile rischio di cancro, ha detto a Le Figaro Jean Gondry, presidente della società francese di colposcopia e patologia cervico-vaginale. Il sistema immunitario dà immediatamente il proprio contributo ed elimina rapidamente e completamente l’immensa maggioranza di questi virus nel giro di due anni. In particolare se la donna è stata vaccinata qualche anno prima. Dunque, il test non risulterebbe positivo l’anno successivo. È per questa ragione che lo screening attraverso lo scriscio vaginale è proposto soltanto a partire dai 25 anni, circa, mentre sono alcuni i cancri che si sviluppano prima di quell’età. L’infezione del virus comporta numerose lesioni della mucosa uterina e porta a una grande quantità di pap-test anormali fino a quando le lesioni non regrediscono spontaneamente. Tuttavia, nel 10% dei casi i virus non vengono eliminati e persistono in maniera durevole. Ed è qui che il rischio di sviluppare un cancro diventa reale. E questi virus possono essere scoperti con il test Hpv. È per questo motivo che l’età di 30 anni è stata inserita nel programma di screening organizzato.