ItaliaOggi, 23 febbraio 2019
In Germania sono stranieri metà dei detenuti
Mai così tanti stranieri nelle carceri tedesche. In ogni regione, sono almeno la metà. Un dato cui si cerca di non dare risalto per non favorire i populisti dell’estrema destra. In maggioranza provengono dalla Polonia, dalla Repubblica Ceca, dalla Georgia, dalla Libia e dalla Tunisia, riferisce la Frankfurter Allgemeine. In Nord Renania Westfalia sono passati dal 33% nel 2015 al 36%. Crescono anche nei Länder della ex Germania Orientale: in Sassonia nel 2016 erano 482, l’anno dopo 601, oggi sono raddoppiati a 981. La percentuale è altissima ad Amburgo, dove in due anni si è passati dal 55 al 61%, a Berlino dal 43 al 51%, in Bassa Sassonia dal 29 al 23%, in Baviera in cinque anni si è passati dal 32 al 45%. Bisogna tener conto che dal settembre 2015, quando Frau Merkel non chiuse le frontiere, in quattro mesi vennero accolti un milione e centomila Flüchtlinge, fuggiaschi.I commenti razzisti sono fuori posto, ma i profughi sono in gran parte giovani maschi, e vivono nei centri di accoglienza, creando una situazione esplosiva. I detenuti dall’Est Europa, nella maggioranza dei casi, fanno parte di bande più o meno organizzate. Entrano in Germania e vi restano, i controlli non sono affatto severi, la frontiera dalla Polonia o dalla Repubblica Ceca è a pochi chilometri dalla capitale. Sono responsabili di furti negli appartamenti o nei negozi, di spaccio di droga, reati comuni, e giudicati socialmente poco pericolosi.
Inquieta invece l’aumento degli islamisti finiti in carcere, ha dichiarato il ministro della giustizia in Baden Württemberg, il cristianodemocratico Guido Wolf. A Stoccarda nel 2014 erano non più di due o tre, due anni dopo erano una trentina, oggi sono 48. In Nord Renania Westfalia, su 5.683 carcerati di origine straniera, gli islamisti sono 32, accusati di aver partecipato a organizzazioni terroristiche. In Assia, sarebbero meno di una ventina. Numeri che possono essere considerati trascurabili ma si tratta di «soggetti particolarmente pericolosi».
Un problema difficile da risolvere presentano i minorenni non accompagnati giunti in Germania. Sarebbero 17 mila, «sarebbero» perché di molti si sono perse le tracce. E si hanno dubbi sulla loro età. Quasi tutti dichiarano di avere 17 anni, come dodici dei tredici minorenni sbarcati a Catania dalla Sea Watch. E tutti sarebbero nati lo stesso giorno, il 1° gennaio del 2002. Più che un inganno, una presa in giro. Un profugo afghano, il 16 ottobre del 2017, a Friburgo violentò e uccise una studentessa diciottenne. Quando giunse in Germania dalla Grecia (dove aveva scaraventato giù da una scogliera una ragazza, rimasta gravemente ferita), alla polizia dichiarò di essere nato il giorno in cui era stato fermato. Nessuno si insospettì per la coincidenza. Giudicato come minorenne, se la sarebbe cavata con una pena massima a dieci anni, ma gli esami clinici dimostrarono che aveva almeno 24 anni, probabilmente 26, e dovrà scontare l’ergastolo. Non è un caso isolato. A Kandel, in Renania Palatinato, un profugo ha ucciso una quindicinne che lo respingeva. È stato condannato a otto anni e mezzo perché in effetti era ancora minorenne.
Basterebbe una radiografia del polso per accertare l’età, in Germania non è possibile perché violerebbe la privacy. Si chiede di cambiare le norme e si vuole espellere subito chi non ha documenti e non vuole rivelare dove è nato. Ma non sarà poi facile, perché il paese della probabile provenienza si rifiuta di accoglierlo.