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 2019  febbraio 23 Sabato calendario

Inghilterra, mancano i sacerdoti

In Inghilterra la messa è finita: le chiese non saranno più tenute a celebrare la funzione religiosa ogni domenica. Il sinodo anglicano ha infatti abrogato una legge canonica, in vigore da 400 anni, che imponeva la messa ogni giorno festivo: e la ragione sta nel fatto che non ci sono più abbastanza preti per celebrarle e, soprattutto, non ci sono più fedeli ad ascoltarle.
La norma, approvata già nel lontano 1603, prevedeva che la funzione del mattino e della sera fosse «pronunciata o cantata in maniera udibile in ogni chiesa parrocchiale ogni domenica». Ora il Canone è stato modificato in modo da prevedere una messa «in almeno una chiesa» di ogni parrocchia.
Il declino del clero ha fatto in modo che fosse impossibile rispettare la disposizione originaria: soprattutto nelle zone di campagna, tanti preti sono responsabili di molte chiese o di più parrocchie contemporaneamente (e non hanno ancora il dono dell’ubiquità). Per cui già da tempo, nella pratica, si era stati costretti a rinunciare alla messa domenicale: ora il diritto canonico riconosce questa situazione. Come ha detto il vescovo di Salisbury, «questo cambiamento è un passo ragionevole che fa corrispondere le risorse alla realtà».
In alcuni casi c’erano sacerdoti responsabili perfino di venti chiese contemporaneamente, frequentate a volte solo da una manciata di fedeli. Nel 1960 solo il 17 per cento delle chiese anglicane era in gruppi multi parrocchiali: nel 2011 la proporzione era salita al 71 per cento. E il declino nella frequentazione della messa domenicale appare inarrestabile: l’anno scorso a seguire regolarmente la funzione festiva erano solo in 722 mila, contro i 740 mila del 2016.
Sono numeri che riflettono il fatto che quella britannica è ormai sostanzialmente una società post religiosa: i non credenti hanno superato il 50 per cento della popolazione ma, soprattutto, la religione non ha più quasi posto nella vita pubblica. Le dichiarazioni dell’arcivescovo di Canterbury, il primate anglicano, non hanno particolare rilevanza, certo non quella dei pronunciamenti di un papa Francesco.
La crisi investe in particolar modo la Chiesa anglicana: ormai solo il 15 per cento degli inglesi si identifica in quella che una volta era la confessione nazionale (gli altri credenti sono cattolici, musulmani, ebrei). E fra i più giovani la percentuale degli anglicani non supera il 3 per cento.
È un ridimensionamento che si riflette sulla coscienza collettiva. L’Inghilterra moderna nasce con lo scisma anglicano e la sua Chiesa ha sempre fatto tutt’uno con la nazione: ma ora non è più così, tanto che si discute se il prossimo re, Carlo, dovrà conservare il titolo di «difensore della fede» o non piuttosto adottare quello di «difensore di fede» o «delle fedi», per rispecchiare il pluralismo della Gran Bretagna. Si potrebbe ben esclamare: non c’è più religione.