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 2019  febbraio 23 Sabato calendario

Intervista al mental coach della ministra Grillo

Claudio Belotti è il «mental coach» scelto dalla ministra della Salute Giulia Grillo per migliorare la comunicazione del suo dicastero. Guadagnerà 35 mila euro lordi per un anno. È fondatore di «Extraordinary», un’azienda specializzata nell’insegnare alle persone a perfezionare i risultati in ogni aspetto della loro vita. Ha già collaborato con il gruppo Armani, con l’Inter, con Bulgari e Google.
Belotti, c’era bisogno di un «mental coach» al ministero? 
«È una definizione sbagliata. Io nella vita faccio il “coach”: alleno le persone a fare meglio quello che fanno. Ma sono anche un esperto di comunicazione: è per questa competenza che sono stato chiamato dalla ministra». 
Ma allora non sarebbe stato meglio un comunicatore puro, come Gavino Sanna o Lorenzo Marini? 
«Loro per quella cifra non avrebbero nemmeno alzato il telefono». 
Trentacinquemila euro in un anno non sono pochi. 
«Intanto sono lordi. E poi bisogna vedere se duro un anno... Però mi sembra giusto essere pagato. Se consideriamo i viaggi da Milano a Roma, l’albergo, i pasti e il fatto che in quei giorni non fatturo altro – dove ho la fortuna di guadagnare molto di più – è un prezzo ragionevole». 
Lei è grillino? 
«Preferisco non rispondere a questa domanda. Ho scelto di lavorare con una persona intellettualmente molto onesta che sta cercando di fare qualcosa di buono per il Paese. Sono un professionista. Anthony Robbins, uno dei più grandi esperti di programmazione neurolinguistica con cui mi sono formato, è stato consulente di Bush padre e poi di Bill Clinton». 
Come è nato il contatto con la ministra Grillo? 
«L’ho conosciuta a novembre a Roma, mi aveva cercato il suo entourage. A gennaio è nata la collaborazione». 
Quali priorità vi siete dati? 
Il mio compenso?Se riusciamo a rendere più consapevoli 35 ragazzi, a farli mangiare meglio e a fargli fare sesso responsa-bile, avremmo speso 1.000 euro per ciascuno Ne sarà valsa la pena? 
«Fare delle campagne sul gioco d’azzardo, l’alimentazione sana dei ragazzi e la consapevolezza verso le malattie sessualmente trasmissibili. Ho due figlie di 13 e 15 anni, sposo la causa in pieno». 
Ho letto che dovrà semplificare anche il tema del payback farmaceutico. Può spiegare anche a me che cos’è? 
«Non lo so, non lo hanno spiegato nemmeno a me, ancora». 

Lei non ha competenze mediche. Non è strano chiederle di migliorare la comunicazione del ministero della Salute? 
«No, al contrario: è un vantaggio. Cerco di trasformare le cose per capirle io anzitutto, e poi le capirà anche la signora Maria». 

Ogni quanto sente la ministra? 
«Più o meno tutti i giorni, via Skype, su WhatsApp o per telefono». 
L’ultimo consiglio che le ha dato? 
«Sono stato coinvolto in un bellissimo video per l’approvazione di una legge quadro che dovrebbe aiutare i cittadini ad aspettare di meno quando devono fare delle visite». 
A chi solleva dubbi sul suo incarico cosa replica? 
«Mettiamo che Armani e gli altri con cui ho già lavorato si siano sbagliati, ipotizziamo che io sia scarso. Se riusciamo a rendere più consapevoli 35 ragazzi, a farli mangiare meglio e a fargli fare sesso responsabile, avremmo speso 1.000 euro per ciascuno. Da un punto di vista etico ed economico ne sarà valsa la pena?».