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 2019  febbraio 23 Sabato calendario

Adrian è stato chiuso

E alla fine il mito si frantumò sulla hybris televisiva. L’ego di Celentano che si fa carne, Adrian, un sorprendente mix di show sgangherato e cartoon approssimativo pare sia definitivamente sospeso causa tracotanza. Una prece. Secondo il sito TvBlog, solitamente ben informato, il programma Mediaset è infatti scivolato fuori dal palinsesto del 25 aprile; e «le ultime 5 puntate sono rinviate al prossimo autunno». Addirittura. Resta in piedi l’ipotesi per cui il cartone possa ancora essere rilanciato come parte integrante di uno show live action vero e proprio di Celentano, come sono stati tutti i vari programmi precedenti che ha messo in piedi negli ultimi vent’anni. Ma non è questo il punto. 20 milioni al vento Il punto è che – diciamola tutta – la “serie evento” costata 20 milioni di euro che doveva scardinare la prima serata di Canale 5 era partita come un prodottino di medio cabotaggio. Ma, via via che ci si inoltrava nella trama e nella surrealtà del pre-show dal Teatro Camploy di Verona con un Celentano vagolante sul palco in felpona e ciabatte; be’, gradualmente, quel prodottino di medio cabotaggio, s’è trasformato in un esprit di rara mediocrità e, infine in una puttanata micidiale, scendendo sotto il 10%. Un floppone, via. Il cartoon, costruito sui layout di Milo Manara da una pattuglia di cinesi, è stato sconfessato dallo stesso disegnatore. E l’anteprima dello spettacolo, quella diretta e direttamente ispirata dalla «prima Bibbia letteraria di Adriano Celentano» qualunque cosa la suddetta espressione significhi, era – ammettiamolo – materia plotiniana. Mi ripeto. Ma, è in quel segmento di spettacolo che l’orchite ha raggiunto livelli siderali. Tutto il canovaccio era lividamente surreale: l’abusata scenografia col tavolaccio, da cui stavolta spuntavano due frati (tra cui Frassica non in formissima) che richiamavano un vecchio sketch di Celentano e Don Backy, I due fraticelli; e l’accesso della gente comune a una misteriosa “Arca di Noè” raffigurata sullo sfondo; e le battute senza né capo né coda che erano sottilmente ispirate alle vecchie scenette di Totò e Peppino ma ci fosse uno che l’abbia capito. Eppoi Adriano che si appalesa; e rimbrotta qualcosa, non si capisce bene cosa, ma lo dice senz’altro in un modo solenne sennò il pubblico in sala non avrebbe sprecato le standing ovation come in uno dei vecchi comizi grillini cui il Moleggiato recentemente pare ispirarsi. Ma solo il pubblico in sala. Quello a casa ha abbandonato. Quando in Celentano, come nel caso di Joan Lui, filmetto dell’85, prevale il deliquio messianico da profeta, la gente saluta e lo lascia annegare nell’egolatria. Eppoi, la qualità. Il vero problema è che Mediaset conosceva la scarsa qualità tecnica di Adrian. La conosceva anche l’aspirate ospite star, Michelle Hunziker che ha confessato d’aver mollato il colpo per non essere, di fatto, trascinata nell’abisso. E la conoscevano pure a Sky, dove, dopo anni di annunci ed opzione, pare abbiano preferito pagare una penale per liberarsi del penoso fardello piuttosto che mandarlo in onda. Il Biscione e il mio amico Giancarlo Scheri direttore di Canale 5, cinefilo inarrivabile, hanno preferito chiudere gli occhi e puntare tutto sulla leva commerciale. Ma non è più come un avolta, il pubblico cambia, «Potete ingannare tutti per un po’ e qualcuno per sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre» (non sei tu, Adriano. È Abramo Lincoln)...