Libero, 23 febbraio 2019
Ministro ritarda 3 minuti: crisi politica a Tokyo
Yoshitaka Sakurada, ministro giapponese per le Olimpiadi, ha chiesto pubblicamente scusa per essere arrivato con tre minuti di ritardo a una riunione parlamentare. Tre minuti sono bastati per gettare nello sconforto lo sventurato Sakurada, che non è nuovo a ben più sconvenienti gaffe, e soprattutto i deputati dell’opposizione che non hanno digerito l’affronto e hanno boicottato per altre cinque ore la riunione. In Giappone, si sa, la puntualità specie sul lavoro non è solo buona educazione e rispetto per il prossimo, ma anche una questione d’onore. Un fatto che trascende ogni logica agli occhi dell’osservatore occidentale, specie quello italiano, e specie quando si tratta di così pochi minuti. Non casca il mondo, diremmo noi, non cambiano i destini dell’umanità, ma secondo la mentalità giapponese un minuto in più o uno in meno fanno la differenza, secondo lo spirito del samurai in quel frangente di tempo si può vincere o perdere una battaglia.
MA QUALE SAMURAI...
Certo il signor Yoshitaka Sakurada in gessatino grigio è ben lungi dall’essere almeno d’aspetto un samurai autentico o anche solo un semplice soldato, ma è da quell’ambiente e quelle tradizioni che i giapponesi hanno mutuato la loro rigorosa etichetta. Nell’esercito la puntualità viene osservata con massimo scrupolo perché ha una finalità precisa ed è di importanza vitale, ma così anche in una azienda o in politica, e perfino nella vita civile. Sakurada ha chiesto pubblicamente scusa, ma c’è chi è arrivato a fare di peggio. Un paio di anni fa il macchinista di un treno ha tentato di suicidarsi dopo essere arrivato a destinazione, la stazione di Hanazono Higashi ad Osaka, con 20 minuti di ritardo accumulato a causa di un altro suicidio. Accolto dalla folla inferocita il malcapitato non ha retto all’umiliazione e ha tentato di buttarsi da una sopraelevata. E non è solo una questione di ingranaggi che devono funzionare alla perfezione. Parlando proprio dell’importanza della puntualità Yukio Mishima nel suo “Lezioni spirituali per giovani samurai” cita un racconto (ll giuramento tra i fiori di crisantemo) dello scrittore settecentesco Akinari Ueda in cui un uomo per mantenere una promessa scambiata anni prima con il suo più fedele amico, non potendo presentarsi nel luogo dell’appuntamento all’ora stabilita, decide di suicidarsi per giungere in spirito in tempo anziché in carne e ossa in ritardo. La puntualità quindi è una promessa e come tale va mantenuta. Va da sé che non è che in Giappone tutti arrivano puntuali e tutti mantengono le promesse, e soprattutto si suicidano se non lo fanno, ma almeno se ne vergognano e chiedono scusa, come ha fatto Sakurada.
QUESTIONI DI TATTICA
Il che altresì non significa che il Giappone sia la società perfetta o che tantomeno lo sia stata. Per rimanere ai tempi eroici si narra ad esempio che il leggendario samurai Miyamoto Musashi infrangesse di proposito gli inviolabili dettami del Bushido, arrivasse ai duelli in ritardo per minare l’equilibrio psicologico degli avversari e infliggere loro sonore umiliazioni. Anche lo stesso ministro Sakurada pare usi la tattica di cogliere di sorpresa gli avversari, ma più che con innocue trasgressioni come il ritardo di tre minuti in Parlamento, lo fa con le sue posizioni più che scorrette ai tempi moderni e che forse si adatterebbero meglio a quelli del samurai Musashi. Recentemente ad esempio ha sostenuto di non aver mai fatto uso di un computer, sebbene sia anche il responsabile del dicastero della sicurezza informatica. Nel 2016 definì le “comfort women”, donne coreane costrette durante la Seconda Guerra Mondiale al sollazzo delle truppe giapponesi, delle «prostitute professioniste». Le sue posizioni sprezzanti contro la Cina sono arcinote, fosse per lui le discusse centrali nucleari andrebbero riattivate domattina e la bomba atomica farebbe già parte dell’arsenale nipponico. Tutte idee, compresa una certa debolezza per il whisky che idea non è, che hanno convinto i giapponesi che forse Sakurada non sia la persona più adatta al ruolo rivestito. Secondo un recente sondaggio solo il 13% dei giapponesi ritiene lo sia, e non per i suoi ritardi.