La Stampa, 23 febbraio 2019
Intervista a Lewis Hamilton
Più palestrato del solito - le regole 2019 sul peso delle monoposto lo consentono -, nuovi tatuaggi sulla mano destra e la stessa voglia di gettarsi nella mischia. Così Lewis Hamilton comincia questa stagione, sperando di concluderla più vicino a Schumacher per Mondiali (sono 5 a 7) e numero di vittorie (73 a 91). La definisce «la più difficile», forse perché sa che la Ferrari è davanti. Questo hanno detto i primi test di Barcellona.
Lewis, la spaventano le prestazioni della Rossa?
«Non mi spaventa mai nulla, in generale».
D’accordo, ma il suo capo, Toto Wolff, ha quantificato il ritardo della Mercedes in mezzo secondo al giro: bluffa o dice la verità?
«In questo momento siamo dietro ma non possiamo permetterci di dare vantaggi a nessuno. Dobbiamo scalare una montagna, con me ho il miglior gruppo possibile».
C’è più pressione dopo cinque Mondiali?
«Sotto pressione sono a mio agio, non la sento, è la parte che preferisco di questo lavoro».
Battere la Ferrari le dà una soddisfazione particolare?
«Più gli avversari sono forti, più c’è gusto a batterli e più grande è il dolore che provano nella sconfitta».
Sarà un altro duello con Vettel o vede altri candidati al titolo?
«Siamo almeno in sei: io e Bottas, Vettel e Leclerc, Verstappen e Gasly con la Red Bull».
È amico di Sebastian?
«Dipende da cosa intende per amico. Quelli veri, li conto sulle dita di una mano. Poi ne ho nelle corse, ma è differente: Sebastian è uno di questi».
È l’avversario più forte con cui ha corso?
«Non l’ho mai detto».
Il suo 2018 è stato perfetto: come si può fare meglio?
«Tutto si può migliorare, vale per me e per il team. Ma è stata la mia stagione preferita, potrò aggiungere pochi dettagli».
Sarà più complicato conciliare le corse con i suoi tanti interessi fuori dai circuiti?
«E perché? Al contrario mi nutrono nella guida e nella concentrazione: a Singapore ho fatto il mio miglior giro in qualifica e solo pochi giorni prima ero dall’altra parte del mondo».
Durante le vacanze ha fatto paracadutismo, surf, golf... Ha bisogno di sentire questa adrenalina?
«Mi piace vivere al limite e provare nuove discipline da cui imparare qualcosa».
Kelly Slater è un esempio?
«È il dio del surf, 11 volte campione del mondo. Mi impressiona il suo modo di affrontare la vita».
Tom Brady, 6 Super Bowl vinti, è un altro?
«Sì ma io non gioco a football americano. Semmai a golf».
E Valentino Rossi in pista a 40 anni?
«Lo ammiro per come è rimasto competitivo, determinato, concentrato. Una super fonte di ispirazione».
Andrà davvero a trovarlo al ranch?
«Voglio farlo da tanto tempo, è arrivato il momento».
Rossi ha detto di pensare a un figlio. Lei?
«Per ora non fa parte dei programmi»
Ha provato la superbike: la MotoGp le interessa?
«Mi piacerebbe fare un test».
Correrà anche lei fino a 40 anni?
«Probabilmente no».
Fino a quando allora?
«Non ci ho pensato».
Titoli e vittorie ormai fanno di lei uno dei più forti piloti della storia della F1. Si considera il migliore?
«Non mi sono mai attribuito questo titolo, ma lavorare per essere ricordato come uno dei più grandi e diventarlo, almeno del mio tempo o addirittura di sempre, è il più stimolante degli obiettivi, la mia motivazione più profonda».
Com’è pensare di raggiungere i record di Schumacher? Non sono così lontani.
«Vero, però mi creda che non li guardo. Probabilmente ce la farei se corressi altri cinque anni, in uno no. Chissà».
Come vanno i suoi progetti fuori dalla F1?
«Uno dei più eccitanti è quello da stilista con Tommy Hilfilger, siamo alla seconda collezione ma sto lavorando già alla quarta. Insieme con un grande team però poi scelgo io: colori, modelli, abbinamenti».
Quanto è importante sviluppare la creatività?
«Tutti hanno una creatività da scoprire e dovrebbero essere incoraggiati a esplorarla. Io ho iniziato un po’ tardi».
Sulla mano destra ha nuovi tatuaggi tra cui una clessidra: cosa intende quando dice che «il tempo è tutto ciò che abbiamo»?
«Molto semplice: nessuno di noi sa quanti giorni restano, bisogna tirare fuori il meglio da ciascuno».
Un pensiero a Lauda, presidente non esecutivo Mercedes reduce dal trapianto di polmone. Ieri ha compiuto 70 anni: l’ha sentito?
«Abbiamo parlato attraverso FaceTime, in pista ci mancano i suoi consigli, la sua personalità. Ha attraversato un momento difficile ma vuole tornare a tutti i costi quello di prima».