Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  febbraio 23 Sabato calendario

La Cina sta creando un archivio genetico degli uiguri

La Cina sta creando un archivio genetico dei suoi cittadini, in particolare la minoranza musulmana degli uiguri da rendere più fedeli al regime, affidandosi a tecnologia importata dagli Stati Uniti. La denuncia, anticipata da parlamentari come il senatore Rubio, è stata pubblicata dal «New York Times», spingendo le aziende americane coinvolte a fermare le loro esportazioni.
Negli anni scorsi Pechino ha lanciato un programma che prometteva visite mediche gratuite a tutti, ma poi le persone che si presentavano non ricevevano alcun esame sanitario serio. Invece gli veniva prelevato il sangue, registrata la voce, fotografate le iridi, prese le impronte digitali. Chi faceva domande, o chiedeva di vedere i risultati della visita, si sentiva rispondere che non ne aveva diritto, e se voleva altre informazioni doveva rivolgersi alla polizia. Il programma era nazionale, ma era stato condotto con particolare attenzione nello Xinjiang, cioè la regione Nord-Occidentale dove vive la minoranza musulmana degli uiguri, considerata ostile o comunque non pienamente fedele dal governo. Secondo l’agenzia Xinhua, tra il 2016 e il 2017 circa 36 milioni di persone hanno partecipato all’iniziativa. 
Per rendere più efficace la schedatura, le autorità cinesi hanno chiesto aiuto negli Stati Uniti, in particolare comprando i macchinari prodotti dalla Thermo Fisher del Massachusetts per fare i test genetici. Quindi hanno ottenuto la collaborazione dello studioso di Yale Kenneth Kidd, che invece ha offerto l’accesso al suo archivio per comparare il Dna degli uiguri con quello di altre persone di tutto il mondo. Secondo il New York Times, il progetto non aveva alcuno scopo medico. Si tratta solo dell’operazione lanciata per creare un database genetico dell’intera popolazione cinese, partendo però dalla minoranza considerata più ostile, per poterla controllare meglio e piegarla alle volontà dal governo. Non è escluso però che l’iniziativa venga allargata al resto dei cittadini, per costituire un sistema di identificazione utile per contrastare anche la criminalità, o qualunque altro atteggiamento considerato pericoloso.
La denuncia del Times sta già avendo qualche effetto, perché Thermo Fisher ha annunciato che non venderà più i suoi prodotti allo Xinjiang. È un passo importante sul piano economico, perché la compagnia del Massachusetts ha un fatturato annuale di 20,9 miliardi, di cui un decimo arriva dalla Cina. L’azienda si è giustificata dicendo che presumeva fosse stato chiesto il consenso dei partecipanti al progetto, ma ora forse Pechino possiede la capacità tecnologica di condurlo da sola ed estenderlo all’intera popolazione.