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 2019  febbraio 23 Sabato calendario

Sette milioni di tatuati

Dalla scia di stelle sul collo di Rihanna al leone sull’indice della modella Cara Delavigne, dalla scritta «ubriaco per sempre» sull’avambraccio hollywoodiano di Johnny Depp fino al più nostrano gladiatore sulla spalla di Francesco Totti. I tatuaggi delle celebrities sono ormai parte dell’immaginario collettivo. Tuttavia, quello dei tattoo, è un fenomeno trasversale che non solo interessa una fetta sempre più ampia di italiani – circa 7 milioni, di cui 568mila solo nel Lazio – ma soprattutto che ha raggiunto un giro d’affari di circa 300 milioni di euro. Numeri che, secondo i dati raccolti da Unioncamere-Info, sono aumentati in maniera esponenziale negli ultimi anni. Dal 2012 al 2017 infatti, si è registrato addirittura un +200% alla voce numero di tatuatori in Italia, e le imprese da 257 sono passate a oltre 1500. Con Roma che detiene il primato di città con più studi aperti, ben 306, davanti a Milano (272) e Torino (206).
I DATI
Un vero e proprio boom economico e sociale che riguarda tutte le fasce della popolazione. I dati dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) dicono che chi sceglie di tatuarsi sono soprattutto le donne e che l’età media di chi lo fa è 25 anni. La fascia d’età, ad oggi, più interessata ad essersi rivolta ai tatuatori – più o meno professionali e qualificati – è invece quella che va dai 35 ai 44 anni. Sebbene nella maggior parte dei casi si rivolgono a quelli che possono essere considerati dei veri e propri artigiani, non è detto che non si possa incappare in centri che rispettino gli standard. Non è un caso se questa estate Forza Italia su iniziativa del deputato Andrea Mandelli, ha presentato alla Camera una proposta di legge che prevede l’introduzione di una normativa ad hoc con regole chiare, soprattutto sotto il profilo igienico-sanitario, che «disciplini» la figura del tatuatore e del piercer per evitare il fai da te e il rischio di pericolose infezioni. Nonostante ciò, secondo l’Iss, ben il 14% di chi ha deciso di farsi tatuare ha scelto centri non autorizzati. Una decisione preoccupante che, numeri alla mano, riguarda circa 1 milione di italiani. Anche per questo motivo l’Idi, l’Istituto dermopatico dell’Immacolata, eccellenza nazionale per la cura delle malattie della pelle, ha deciso di dedicare un nuovo centro proprio al fenomeno tattoo e alla prevenzione dei rischi connessi. Potrebbe infatti non essere un caso che, in Italia negli ultimi 10 anni, sono state registrate 100.000 diagnosi di melanoma, il doppio del periodo di osservazione precedente. «Tuttavia non si deve demonizzare, né creare allarmi – spiega la direttrice sanitaria dell’Idi, Anna Rita Panebianco – ma senza dubbio il fenomeno merita una maggiore informazione e una attenzione scientifica e clinica assolute. Per questo abbiamo voluto, d’intesa col presidente Antonio Maria Leozappa, creare un poliambulatorio dedicato al tatuaggio, o meglio alla cura di possibili patologie».

I PIGMENTI
Secondo gli esperti bisogna porre particolare attenzione al primo tatuaggio. La prima esperienza di questo tipo infatti, potrebbe scatenare in soggetti predisposti anche la psoriasi. Questo perché l’introduzione di pigmenti nella cute disturba l’equilibrio della pelle e induce a una reazione infiammatoria. Pochi sanno che soltanto il 30% della quantità inoculata dei pigmenti si fissa nei macrofagi – le cellule del derma – formando poi il disegno. Il resto viene quasi del tutto riassorbito dalla circolazione linfatica, rimanendo imprigionato per sempre nell’organismo. Il rischio principale però è rappresentato dalla cosiddetta azione mascherata sui tumori cutanei. In pratica se si dovesse presentare un melanoma pigmentato di nero o di marrone scuro, questo potrebbe essere confuso con il colore del tatuaggio.