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 2019  febbraio 22 Venerdì calendario

L’ultima collezione firmata Lagerfeld

Omaggio più vero non poteva essere fatto. Un video di Karl Lagerfeld, seduto alla sua scrivania, mentre disegna e racconta e spiega il suo lavoro. La sfilata di Fendi termina così, con la voce rotonda e profonda del kaiser, e tutti in piedi ad ascoltare, applaudire e piangere. La commozione, certo, ma sopratutto l’ammirazione per un uomo che sino all’ultimo ha vissuto la sua grande passione che era il suo cuore, la sua anima e la sua intelligenza. «Il legame fra Karl Lagerfeld e Fendi è la storia d’amore più lunga della moda – scrive Silvia Venturini che appare un attimo dopo lo show e poi scappa via – che continuerà a toccare la nostra vita per gli anni a venire». «Sono profondamente addolorata dalla sua scomparsa ed estremamente commossa dalla sua dedizione e perseveranza profuse sino alla fine». Questo era lui: «Quando ci siamo sentiti alcuni giorni fa prima della sfilata – racconta la stilista – i suoi unici pensieri erano dedicati alla ricchezza e bellezza della collezione. È una vera testimonianza della sua personalità. Mi mancherà tantissimo».
E nessuno vorrebbe scrivere che l’ultima è fra le più belle. Ma è così. Lo show non tradisce le parole di Silvia Venturini Fendi e uscita dopo uscita snocciola quel concentrato di geniale e prorompente creatività che ha sempre fatto dubitare tutti che Lagerfeld fosse umano. Così immaginare il suo pennarello graffiante che schizza e schizza senza sosta ora il cappotto, ora la gonna e poi gli stivali e la borsa, e poi appunta questo o quel tessuto, questo o quel colore è un attimo. Aggiungendo più che togliendo. Raccontando di arte (che si ritrova, per esempio nei colori, pittorici: dal giallo Van Gogh ai toni scuri fiamminghi), di architettura (le spalle a pagoda, le asimmetrie decostruttiviste), di letteratura (certi abiti accollati da eroina di romanzi), di tecnologia (nessuno così nel far dialogare classicismi e tecnicismi: dallo stivale in tessuto stretch al tailleur di rete). Il logo FF in corsivo, datato 1981, con la calligrafia di Karl («Karligraphy») percorre la collezione come segno indelebile e romantico. Come quel foulard annodato alla vita, a mo’ di grande fiocco, che lo stilista ha voluto fosse posto ovunque, eccentrico, come lui su trench, abiti, colli, giacche. Impeccabili gli accessori, sintesi massima dell’intesa di Karl e Silvia con le nuove baguette scomponibili e le shopping e la Peekaboo intagliata.
Lo stilista tedesco era alla direzione creativa di Fendi dal 1965, la più lunga collaborazione della storia della moda. Ad affiancarlo, anche quando la maison è passata al gruppo francese Lvmh, è sempre rimasta, come direttrice artistica, Silvia Venturini, terza generazione delle donne Fendi. E il video-intervista che chiude la sfilata è proprio il racconto di uno dei primi schizzi del designer scomparso a Parigi martedì scorso.