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 2019  febbraio 22 Venerdì calendario

Un nuovo guaio per Deutsche Bank

Deutsche Bank ha bruciato 1,6 miliardi di dollari in un’unica transazione sui bond. E ha coinvolto anche Warren Buffett nella maxi perdita. Lo scrive il Wall Street Journal, citando documenti bancari. La vicenda parte nel 2007, alla vigilia della crisi dei mutui subprime. Quando la filiale americana del lender tedesco, prima banca europea, decide di investire 7,8 miliardi di dollari in contratti derivati su un portfolio di 500 bond municipali americani. 
Con lo scoppio della crisi finanziaria la valutazione di quell’investimento pochi mesi dopo comincia a precipitare. Tanto che nel marzo del 2008 i vertici Usa di Deutsche decidono di acquistare una polizza assicurativa per 140 milioni di dollari contro il rischio default da Berkshire Hathaway, la holding di Buffett. 
Per nove lunghi anni, come riporta il Wsj, la banca tedesca ha continuato a registrare perdite su perdite. Ma si è girata dall’altra parte, evitando di riconoscere nei bilanci il reale valore corrente di mercato di quegli asset fallimentari. Solo nel 2016 i vertici del gruppo tedesco hanno deciso di chiudere definitivamente la partita. La maggior parte delle perdite è stata “spalmata” a bilancio tra il 2015 e il 2016. Tuttavia la perdita di 1,6 miliardi di dollari non è mai stata identificata con chiarezza agli occhi degli investitori. 
Nell’Annual report 2016 l’istituto di credito tedesco spiega agli azionisti che ha riportato perdite in bilancio in seguito a “operazioni di de-risking” per 821 milioni di euro (864 milioni $) “principalmente per smobilizzi di esposizioni sui derivati a lungo termine e sui relativi asset”. 
Sul reale valore del portafoglio si sarebbe scatenato nel corso degli anni un dibattito interno alla banca tra alti dirigenti e i revisori di conti Kpmg, dopo i dubbi sollevati da questi ultimi sul fatto che fossero state accantonate riserve sufficienti per far fronte alle perdite potenziali.
La perdita subita per questa singola operazione d’investimento decisa nel 2007 si è trascinata per anni, come una zavorra che ha appesantito la società. Ed è pari quasi a quattro volte gli utili ritrovati dal lender tedesco nel 2018, dopo una lunga serie di pesanti ristrutturazioni e di aumenti di capitale per ripartire archiviando gli ultimi tre anni di bilanci in rosso. 
A sollevare più di una perplessità è il fatto che la banca abbia in questi anni provveduto a effettuare diversi aumenti di capitale senza mai fornire alcuna informazione circa il problema della valutazione dei bond a bilancio. La questione ha animato un forte dibattito interno che si è anche incentrato sulla possibilità di una revisione dei precedenti bilanci per ripartire meglio la maxi perdita di 1,6 miliardi. “La transazione – ha detto Troy Gravitt, portavoce della banca a New York in una nota via e-mail – è stata terminata nel 2016 come parte della chiusura della nostra unità operativa non-core. Avvocati e revisori esterni hanno esaminato la transazione e confermato che era in linea con gli standard e le pratiche contabili”.