Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  febbraio 22 Venerdì calendario

Intervista a Freccero: «Mi attaccano per i miei programmi e io godo»

Arrivano critiche a Rai2, i programmi d’informazione stentano. Ma ci sono anche picchi di ascolti sui programmi musicali, alcuni peraltro realizzati con materiale d’archivio e a costi irrisori. Ora la grana: The voice of Italy, inizio previsto per il 16 aprile, rischia di saltare perché la Rai ha chiesto di togliere uno dei giudici, Sfera Ebbasta, e la produzione di Fremantle si è sfilata. Risponde Carlo Freccero, da 5 mesi alla guida della Rete “sovranista”.
Perché questa decisione?
«Me lo ha chiesto l’ad Fabrizio Salini per via dei testi delle canzoni di Sfera. Io ero tranquillo, mi ero informato sul rapper, non aveva indagini né procedimenti per la tragedia di Corinaldo. Quell’alone però ancora pesa su di lui e quando Salini me lo ha chiesto, io ho accettato. E così ha vinto la strategia di marketing rispetto a una funzione pedagogica che un servizio pubblico come la Rai dovrebbe sempre avere».
Ora che accadrà?
«Fremantle si è sfilata ma la produzione di The voice continua con Simona Ventura, che ho voluto io perché porta il pubblico giovane della tv commerciale, e con una giuria giovane, a cominciare da Morgan, col quale ho fatto un ottimo risultato con i Queen».
In questi 5 mesi ha inaugurato molti programmi nuovi, perché riprendere The voice?
«Quando sono arrivato alla direzione di Rai2 ho subito cercato di recuperare una parte di pubblico che si era persa sulle reti a pagamento e sulla Rete. Con The voice punto al recupero del pubblico più giovane. Mi sono rifatto al modello di X Factor su Sky, prodotto proprio da Fremantle».
Non sono mancate le critiche a Rai2, Popolo sovrano ha fatto solo il 2% di share.
«Avrei potuto aspettare l’autunno per cominciare a cambiare il palinsesto ma mi sono sporcato le mani sin dal primo giorno. Questo è un attacco a me, perché faccio televisione e obbligo gli altri a lavorare. Non funziona Popolo sovrano al 2 per cento? E Kronos, allora, che audience faceva? Il 2%. Ma Povera Patria fa il doppio del programma di Night tabloid che faceva 291 mila 649 spettatori con il 2,52% di share, mentre Povera Patria è al 4,27%, con la media di 417 mila e 646 spettatori. Il programma Grillo c’è è andato male? Vero, ha fatto intorno all’1%, ma mi è costato solo 40 mila euro. Il rimontaggio di Facciamo che ero io su Virginia Raffaele mi è costato 6 mila euro e ha fatto punte dell’11%. E Celentano c’è che ha fatto il 14%, Benigni c’è al 5,38%, Ultimo tango al 5,5%? Ce l’hanno con me ma io godo, godo!».
Stentano soprattutto i programmi di informazione.
«La Rete non era più abituata ad avere l’informazione: Nemo era un programma di infotainment: io l’ho scomposto in Realiti sciò e Popolo sovrano».
Perché la chiamano Rete sovranista e lei lo rivendica?
«Io non faccio nessun sovranismo, faccio una Rete legata all’esprit du temps. I nomi che io do ai programmi devono ricalcare l’atmosfera che si respira».
Nella sua posizione di direttore di Rete subisce le pressioni della politica?
«Con me si fermano alla porta. Io non piaccio alla Lega, non piaccio ai 5 Stelle, non piaccio al Pd».
Come ha fatto ad arrivare alla direzione di Rete?
«L’ad Salini mi ha implorato».