la Repubblica, 21 febbraio 2019
E ora vi insegno a parlare bene
«Una notte ero sveglio. Sentii mio padre dire a mia madre: “So che tu faresti qualsiasi cosa per lui, ma non si può far nulla”. D’istinto tirai un pugno fortissimo al muro. Mi dicevano di stare calmo quando balbettavo, ma io non volevo stare calmo, volevo essere me stesso». Giovanni Muscarà, 36 anni, si racconta in maniera concitata, «Fermami se parlo troppo», avverte. Balbuziente fino a poco meno di trent’anni, «il mio nome era fra le cose più difficili da pronunciare», oggi ha dato il nome a un nuovo metodo per risolvere la balbuzie: il Muscarà Rehabilitation Method for Stuttering, giunto al terzo e ultimo stadio di validazione scientifica. In una sala del centro di cura per la balbuzie VivaVoce ricorda quando da piccolo chiamava l’ufficio della madre e per farsela passare registrava sul mangianastri la frase “Buongiorno sono Giovanni Muscarà”, poi avvicinava il registratore alla cornetta per parlare al posto suo. In cerca di soluzioni, trovava rimedi da santoni: «Una volta un medico diede fuoco a un batuffolo di ovatta e me lo infilò in gola spiega – la credenza comune è che balbetti perché sei timido, fragile, hai avuto un trauma. La scienza ha detto da anni che le cause non sono da ricercare solo in un aspetto psico- emotivo. E non è neanche solo un problema fonatorio. Tu sai in anticipo che ti bloccherai e conosci anche la reazione degli altri, che ti causa tensione muscolare. Io andavo a perdere il controllo della faccia, avevo dei veri e propri spasmi, sbattevo il piede e spesso cercavo di prendere l’aria in modo talmente forte che mi veniva fuori il verso del maiale».
Dopo una laurea in Economia e Finanza all’Università Cattolica di Milano, «per non bloccarmi durante la discussione avevo imparato a memoria ogni lettera di inizio frase», va a lavorare in Inghilterra. «Un giorno mi trovavo al sedicesimo piano di un palazzo a Londra. Dissi al telefono a mio padre “Se mi prendono guadagno 90.000 pounds”. Mio padre rispose: “Senti Giovanni, quando la pianti di parlare di soldi e cominci a fare ciò che davvero ti piace?”. Mi chiesi cosa desiderassi più di ogni altra cosa: riuscire a parlar bene».
É il 2011 quando davanti a uno specchio si domanda: “Cosa mi capita quando mi blocco?”. «Ebbi un’illuminazione: chi mi può dare una mano a livello fisico per tener ferma questa faccia e rieducare la motricità? Un fisioterapista!». Ne contatta più di uno e inizia a lavorare sulla core stability, «esercizi per attivare la fascia muscolare sotto gli addominali per recuperare il controllo della motricità, dal volto al movimento delle labbra. La cosa funzionava». Raduna balbuzienti conosciuti in altri corsi e propone di partecipare gratuitamente a una sperimentazione. Ai fisioterapisti si aggiungono logopedisti, psicologi, fino al team dell’Unità di Neuroradiologia Pediatrica dell’Ospedale San Raffaele. Oggi il metodo prevede una settimana in istituto e una serie di incontri nell’arco di sei mesi.Il primo giorno si fa una valutazione del soggetto, che indica le lettere e le sillabe difficoltose, ma anche le situazioni in cui fatica a esprimersi. Si prende atto dei movimenti che non si riescono a padroneggiare bene e nei giorni successivi si alternano esercizi per combinare schemi motori diversi. L’ultimo giorno è dedicato alla pratica sul campo. Si va nei bar a ordinare un caffè, a chiedere informazioni, si simulano esami o colloqui di lavoro con veri professori e manager, si fanno telefonate a sconosciuti. «Ecco il desiderio che covavo da bambino – conclude Muscarà – fare il centro della balbuzie più grande del mondo». Mostra un messaggio ricevuto da un ex corsista che ha superato l’esame di terza media senza bloccarsi mai: “Dopo aver fatto l’esame ora ho paura solo della morte”.