Avvenire, 21 febbraio 2019
È Bruxelles la capitale delle spie
La notizia ha suscitato scalpore: un alto ufficiale dei servizi segreti militari belgi (Adiv), il maggiore Clement Vandeborre, è accusato (stando al quotidiano fiammingo De Morgen)di aver passato informazioni riservate a una donna serba, a sua volta sospettata di essere un’agente segreta russa, tanto che gli è stato vietato di rimettere piede in ufficio. Una vicenda al vaglio della procura federale belga e della «Commissione I» che sorveglia appunto i servizi belgi. Se la cosa sarà confermata, sarà un problema non solo per il Belgio, ma anche per i Paesi alleati. La notizia giunge in un clima di crescente apprensione per il dilagare di 007 di Paesi terzi nella capitale belga, che è anche, si sa, la capitale dell’Unione Europea. «Bruxelles ha ormai superato Vienna (tradizionale “capitale” delle spie ndr) per densità di servizi di intelligence di Paesi extra-Ue» ha dichiarato mesi fa Peter Gridling, il capo degli 007 civili austriaci.
Un rapporto riservato del Seae (il Servizio europea di azione esterna, come il dire il «ministero degli Esteri» dell’Ue al momento guidato da Federica Mogherini), e rivelato dal quotidiano tedesco Die Welt, lancia un chiaro allarme: «Circa 250 spie cinesi e 200 russe – si legge – sono attive nella capitale europea». Anche l’ultimo rapporto annuale dell’intelligence della Lituania cita ormai la Cina come la più attiva sul fronte degli 007 nel Vecchio Continente, parlando di «attività sempre più aggressive». Non ci sono però solo russi e cinesi: tra i più attivi figurano il Marocco ma soprattutto un Paese alleato, gli Usa. Secondo il Seae, queste spie lavorano per lo più nelle rispettive ambasciate a Bruxelles o nelle rappresentanze commerciali.
Un trend in realtà che si registra da anni, se si pensa che già nel 2003 ci fu un clamoroso scandalo di spionaggio: nelle cabine degli interpreti del Palazzo Justus Lipsius, fino a un anno fa sede degli incontri dei leader Ue, furono ritrovate scatole per l’intercettazione di varie delegazioni. Non si è mai saputo chi le avesse istallate, anche se i sospetti – mai confermati – si rivolsero verso Usa e Israele. Il Seae mette in guardia persino dal frequentare precisi locali, tra cui una Steakhouse e un caffè a due passi dal Berlaymont, la sede centrale della Commissione Europea. «Pericolosi» anche ricevimenti, cene di gala, cocktail. Perché è un segreto di Pulcinella a Bruxelles che spesso molti degli attaché diplomatici di Paesi terzi che accompagnano i loro ambasciatori in questi eventi sono spesso agenti segreti sotto copertura. Secondo varie fonti Ue, però, le spie si mescolano anche tra lobbisti, assistenti parlamentari, stagisti. L’avviso rivolto a funzionari Ue e diplomatici degli Stati membri: in pubblico parlate solo del tempo.
E questo vale anche rivolto alla Brexit. Basti dire che lo scorso giugno la vice capo negoziatrice Ue, Sabine Weyand, si lamentò con diplomatici britannici che Londra era entrata in possesso di un suo documento riservato. Il che per lei era possibile solo in un modo: microspie. Altri però, ad aumentare la diffidenza, danno un’altra spiegazione: i britannici hanno convinto qualche delegazione di un Paese Ue a girare loro il testo.