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 2019  febbraio 21 Giovedì calendario

La casa di Hitler oggi vale 1,5 milioni

In tempo di crisi del mattone, solo un Führer può salvare il mercato: così è accaduto in Austria, a Braunau sull’Inn, cittadina che ha dato i natali ad Adolf Hitler. Qui, la dimora che ha udito i vagiti del futuro Sterminatore, era stata requisita alla legittima proprietaria dallo Stato in cambio di 310mila miseri euro. Una cifra davvero bassa per una magione del 17° secolo, una antica locanda e birreria in pietra su tre piani per circa 800 metri quadrati totali (e annesso parcheggio). La signora Gerlinde Pommer aveva fatto causa all’Austria, prima opponendosi alla requisizione, poi chiedendo almeno un pagamento equo, che tenesse conto del valore storico dell’edificio, «senza pari nel Paese» secondo il legale della donna, Gerhard Lebitsch. La giustizia della repubblica alpina ha respinto la prima richiesta ma ha accolto, pochi giorni fa, la seconda. E Frau Pommer incasserà adesso un milione e mezzo di euro per una palazzina il cui valore commerciale è stato valutato in 810mila euro e che il suo avo Josef aveva rilevato – nel 1912 – sborsando 58mila corone. L’aveva comprata da Franz Xaver ed Helene Dafner, coloro che sul finire degli anni ’80 del secolo precedente avevano affittato alcune stanze ad Alois Hitler, funzionario delle imperialregie dogane, e a sua moglie Klara Pölzl. La famosa “casa natale” di Hitler, infatti, era soltanto una locanda dove Adolf venne al mondo il 20 aprile 1889 e in cui visse fino all’età di tre anni: nel resto della sua esistenza non mostrò particolare interesse per quelle stanze e nemmeno troppo per la cittadina provinciale di Braunau, oggi un mito per i neonazi di tutto il mondo. Invece amava il capoluogo regionale Linz che, una volta divenuto Führer, intendeva trasformare nella più bella città sul corso del Danubio, eclissando Vienna – l’odiata metropoli che lo aveva visto povero e ne aveva frustrato le velleità artistiche. Sin dalla nascita, Adolfo non ebbe mai una vera casa. Passò dall’albergo dei poveri della capitale asburgica all’amata caserma del Kaiser Guglielmo II, dalle stanze affittate coi soldi del partito fino, ma solo una volta al potere, alle famose reisdenze montane o agli appartamenti alla Cancelleria.

UN MUSEO
Se il leader non si ricordò più di tanto del luogo natio, non così si può dire dei suoi scagnozzi: il fido segretario Martin Bormann infatti nel 1938, dopo l’annessione dell’Austria alla Germania, acquistò la palazzina per soli 19mila marchi, dopo aver debitamente terrorizzato la famiglia Pommer. Nel 1945 un commando tedesco cercò di prevenire l’onta della conquista Alleata e tentò di distruggere la «casa natale del dittatore», ma gli americani respinsero l’attacco e la casa restò in piedi. Dopo il conflitto fu restituita ai Pommer, prima a Kreszentia (l’erede di Josef e Maria) e poi, dal 1977, a Gerlinde, sua figlia.

RITROVO
L’ultima Pommer nella ex locanda sita sulla Salzburger Vorstadt non ha mai abitato: fino al 2011 nei locali aveva sede, in affitto, un centro per disabili. Dopo quella data, le autorità austriache non sono state in grado di mettersi d’accordo con la locatrice la quale rifiutava sia di privarsi della proprietà sia di accollarsi le spese per una ristrutturazione. Nel frattempo, il governo ha continuato a pagare 4800 euro al mese per l’affitto. Ma le polemiche non sono mai mancate: ogni 20 aprile in paese calano teste rasate da tutta Europa, sfilano a braccia tese un tempo sotto gli occhi degli esterrefatti handicappati in carrozzina, oggi davanti alle vuote finestre impolverate. Da qui la decisione improvvisa, il blitz delle autorità che si sono impadronite del giallo e vetusto edificio. E la risposta di Frau Gerlinde alla quale un giudice ha dato ragione. Una storia con tanti elementi ricorrenti: Bormann fece ristrutturare l’abitazione e vi installò un museo hitleriano con annesso centro culturale, la stessa idea, detto en passant, che hanno le attuali autorità. La casa diventerà un museo (scarata l’dea di farne un centro per rifugiati) oppure sarà abbattuta. Un’alternativa che probabilmente non sarebbe dispiaciuta ad Hitler: o l’arte o il nulla.