Corriere della Sera, 20 febbraio 2019
Michelle Hunziker spiega la sua fuga da Celentano
Dicono che Michelle Hunziker rida sempre. In realtà sorride sempre perché ha chiare le priorità della vita, adesso. E perché ha coltivato una profondità dell’anima, forse non del tutto prevedibile 20 anni fa. Oggi è risolta, serena, irrequieta il giusto.
Ha lasciato lo show di Adrian su Canale 5. Perché?
«Sono una grande fan di Adriano e continuerò a stimarlo come artista. Ci avevo creduto tanto in quel progetto. Quando mi hanno cercato per i live sono corsa. Ma è stata un’occasione persa».
Cosa è davvero accaduto?
«Ore e ore, girovagando per lo studio, attendendo che arrivasse Celentano. E nessuno prendeva alcuna decisione. Un giorno finalmente l’ho visto, gli ho detto “Adriano il pubblico vuole te, non la tua assenza. I fan amano te”. Non c’è stato nulla da fare. Così ho deciso di andarmene. Con il senno di poi ho fatto la scelta giusta. Visto anche il cartone».
Non aveva visto il cartone prima di prendere parte al progetto? E cosa c’era di sconveniente?
«Non ci è stato mostrato il cartone, l’ho visto da casa. C’è un momento in cui il protagonista (Celentano) salva due ragazze, molto sexy, che sono state appena aggredite da un gruppo di malviventi che hanno cercato di stuprarle. Si rivolge loro e dice: “Se aveste bevuto qualche bicchierino in meno forse avreste evitato l’increscioso approccio con quei tipi loschi”. Quella scena mi ha raggelato. Io sono presidente di un’Associazione, Doppia Difesa, che difende le donne e il primo messaggio che diamo è che le vittime di violenza non devono mai sentirsi in colpa per nessun motivo. Il mio ruolo e i miei valori sono incompatibili con messaggi di questo tipo. E mi riferisco esclusivamente al cartone non al live».
Nel 2007, lei e Giulia Bongiorno avete fondato Doppia Difesa per aiutare le donne vittime di violenza. Ora c’è il progetto «Codice Rosso».
«È partito il cammino parlamentare della nostra proposta di legge che dice che nell’arco di 72 ore dalla denuncia di una donna, perseguitata da un uomo, c’è l’obbligo di intervenire: il giudice deve sentire la vittima e occuparsi del caso. Il problema ora è che qualcuno ci vuole mettere mano perché sostiene che 72 ore sono poche. Voglio ribadire che 72 ore sono troppe! Non poche! Questo termine è perentorio. Se sale, ritiriamo la legge. Se una donna è in pericolo di vita, in 72 ore si può morire».
Tomaso Trussardi, suo marito, che tipo di uomo è?
«Tomaso ha l’85% di collaboratrici donne: sostiene che la creatività e la perseveranza siano delle donne».
Mi fa un esempio di quando suo marito l’hai aiutata concretamente?
«Quando l’anno scorso ho condotto Sanremo sono stata via più di due settimane, e Tomaso, ovviamente aiutato, ha gestito le bambine. Le portava all’asilo, stavano con lui nel lettone (e concedeva il gelato prima di dormire, che con me è vietato) e si è fatto carico di tutto, come è giusto che sia».
Mahmood ha innescato la polemica sull’immigrazione
«Una polemica stucchevole. Anche io sono un’immigrata, ho chiesto il permesso di soggiorno quando sono arrivata in Italia e sono diventata cittadina italiana solo con il matrimonio con Eros. Anni fa non c’erano accordi bilaterali tra Italia e Svizzera e ho dovuto riniziare da capo gli studi. L’integrazione è possibile, ovunque. Vedo in Germania: i turchi sono più tedeschi dei tedeschi. Però attenzione: appena arrivati sono obbligati a studiare la lingua e frequentano corsi per imparare un mestiere».
È contenta che sua figlia Aurora voglia lavorare nel mondo dello spettacolo?
«Io sono molto obiettiva e se non vedessi che lei ha quel sacro fuoco le avrei consigliato di lasciar perdere.Deve provarci».
Consigli (richiesti e non )?
«Sacrificare il tempo libero. Bisogna studiare, impegnarsi, rinunciare alla discoteca, non bere, non fare cavolate. Se vuoi arrivare, non devi perdere tempo e non devi lamentarti».
Ripensa ancora a quell’incubo della setta?
«Quasi mai, ma sono ferite che ti restano dentro»
Perché sorride sempre?
«Perché mi è chiaro che stiamo facendo tv. La vita vera è altro. C’e gente senza lavoro, malata. A loro che gli frega dei nostri ego? Vogliono leggerezza. E basta».