la Repubblica, 20 febbraio 2019
È Leonardo? Il grande dubbio ora agita il Louvre
«Il Salvator Mundi non è di Leonardo. Affiancarlo alla Gioconda sarebbe una vergogna». Jacques Franck, già consulente del Louvre per i restauri del maestro del Rinascimento, va all’attacco. Non vuole che il dipinto più ricercato di sempre figuri accanto ai quadri certi del genio nella mostra per i 500 anni della morte. E aggiunge così un nuovo capitolo al “Codice da Vinci”, che, ormai, non è il thriller da milioni di copie. Ma una storia ben più sorprendente. Che si arricchisce di nuovi particolari. La protagonista è sempre la tavola di legno di noce cinquecentesca (65 centimetri di altezza per 45 di larghezza) dipinta a olio, apparsa come dal nulla sul mercato americano nel 2005. Acquistata allora per diecimila dollari, in poco più di dieci anni, ha visto salire alle stelle le quotazioni.
Attribuita a Leonardo nel 2011 con la mostra alla National Gallery di Londra, è stata venduta alla cifra record di 450,3 milioni di dollari da Christie’s, New York, il 15 novembre 2017. Attesa lo scorso settembre nella collezione del Louvre di Abu Dhabi, è poi svanita in un buco nero. Il destino del Salvator Mundi rimane un mistero. Il museo degli Emirati tace tuttora sulla sua sorte, legata al controverso principe saudita Mohammed bin Salman, considerato l’acquirente materiale. Adesso, però, è il Louvre numero uno che attende l’opera. Quello di Parigi, che ribadisce a Repubblica di averne chiesto il prestito per la mostra del cinquecentenario, in programma dal 24 ottobre. «Siamo in attesa di risposta da parte del proprietario», spiega una fonte ufficiale dal lungosenna. Non è direttamente sua maestà MBS a essere chiamato in causa, ma il dipartimento della Cultura e del turismo di Abu Dhabi, che su Twitter rivendicò l’acquisto del quadro più costoso del mondo, fissando la data di esposizione al 18 settembre 2018 per poi tornare inspiegabilmente sui suoi passi. È curioso che tra i due Louvre non si sia già raggiunto un accordo. E che la sede sul Golfo Persico, che ha ancora in concessione la Belle Ferronière di Leonardo, non risponda alla casa madre. Da Parigi precisano: «Siamo interessati a esporre il Salvator Mundi da tempo. L’avevamo chiesto anche al proprietario precedente». Vale a dire il magnate russo Dmitry Rybolovlev, che mise poi all’asta il dipinto da Christie’s. Intanto, però, l’attribuzione è stata bocciata da più parti. Lo storico dell’arte di Oxford Matthew Landrus assegna la tavola a Bernardino Luini e Frank Zöllner, autore del catalogo di Leonardo per Taschen, la considera un risultato di bottega.
Voci di dissenso iniziano a levarsi anche da ambienti vicini al Louvre. Jacques Franck, consulente del primo museo di Francia dal 2010 al 2016 per i restauri della Sant’Anna, del San Giovanni e della Belle Ferronièredi Leonardo è categorico: «Il Salvator Mundi non è di Leonardo – dichiara a Repubblica –. Ho scritto anche al presidente Emmanuel Macron sulla questione. Due volte: il 15 dicembre 2017 e il 12 settembre 2018. Era mio dovere farlo. Dall’Eliseo mi hanno risposto con una lettera, inoltrando le mie preoccupazioni al ministro della Cultura».
Interrogato sul Leonardogate, lo studioso fa capire che anche all’interno del Louvre cominciano a dubitare del quadro fantasma: «Il direttore Jean-Luc Martinez è un ottimo archeologo, non un esperto di Leonardo. Per il prestito del Salvator Mundi si è affidato ai ricercatori del museo. E, se questi gli hanno risposto che il dipinto è di da Vinci al 100 per cento, si sono sbagliati». Ma perché non può essere un Leonardo autentico? «Il volto di Cristo è restaurato all’eccesso, ma si nota comunque che lo sguardo sonnolento è tutt’altro che l’opera di un genio – puntualizza Franck – così come quel naso sproporzionato. Per non parlare della mano destra e del modo innaturale in cui ruota il dito medio: Leonardo non avrebbe mai commesso un errore di questo tipo. Anche il globo di cristallo che Gesù regge con la sinistra appare piatto e dovrebbe avere un volume e una profondità ben diversi. I capelli che scendono rigidi non sono paragonabili ai Leonardo veri, a partire dalla Gioconda ». Per Franck il Salvator Mundi potrebbe essere di Gian Giacomo Caprotti detto Salaì, l’allievo che Leonardo “adottò” a dieci anni. Il Cristo Redentore firmato dall’artista prediletto dal genio, che si trova alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano, presenta molte somiglianze, apprezzabili anche all’esame radiografico, con la tavola mai arrivata ad Abu Dhabi. A proposito, dove sarebbe finito il quadro dei record? «Non posso dirlo con certezza, ma si dice che si trovi a Ginevra, in uno dei porti franchi dove si custodiscono le opere d’arte».
L’ultima segnalazione che riguarda il Salvator Mundi rimanda proprio alla Svizzera. Lo scorso settembre un conservatore di Zurigo, incaricato della perizia per ragioni assicurative, aveva contattato Dianne Dwyer Modestini, l’autrice del restauro, per essere informato sulle condizioni dell’opera. Modestini, che aveva lanciato l’allarme, denunciando la fragilità della tavola, conferma di non avere più notizie da allora. «Magari ne avessi», risponde. Dal Louvre, intanto, prendono le distanze dalle polemiche: «Monsieur Franck parla a titolo personale, non per conto del museo. Non lavora con noi da sette-otto anni».«Due mesi fa ero lì per il Bacco e fino al 2016 ho partecipato ai restauri», ribatte lui. Ma se il Salvator Mundi dovesse arrivare sulla Senna con quale nome sarebbe esposto: quello di Leonardo oppure no? «Si scoprirà a ottobre – interviene una portavoce del Louvre – l’opera deve essere rivista e ristudiata. Quando fu esposta nel 2011 alla National Gallery di Londra in pochi dubitarono. Le perplessità sono subentrate dopo la vendita e la misteriosa sparizione». Dan Brown, rinuncia: la realtà scrive thriller su Leonardo meglio di te.