Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  febbraio 20 Mercoledì calendario

Sale il consumo di carbone

La lotta alle conseguenze del cambiamento climatico e le misure contro il riscaldamento terrestre sono una priorità mondiale. Tuttavia, ancora nel XXI secolo, il carbone aumenta la propria supremazia mondiale come fonte energetica. Questa fonte fossile storica della rivoluzione industriale è quella responsabile della maggior emissione di gas a effetto serra. E ciò nonostante il suo consumo per produrre energia continua ad aumentare nel mondo, sedondo quanto ha riportato Le Figaro.Nel 2017, il consumo di carbone è aumentato dell’1%, arrivando a quota 3,7 miliardi di tonnellate di petrolio equivalente, secondo le ultime statistiche dell’Agenzia internazionale dell’energia (Aie), riportate da Le Figaro. «Per vent’anni, abbiamo visto che la domanda di carbone cresceva allo stesso ritmo del consumo globale di elettricità», ha detto al quotidiano francese, Carine Sebi, professore associato alla Grenoble school of management e titolare della cattedra di Energy for Society, in modo che la sua quota nel mix energetico globale era stabile intorno al 40%».
Questa cifra è solo una media: è molto di più in India, dove ha superato la quota del 75%. In Cina, la proporzione è più o meno la stessa e il carbone rappresenta all’incirca il 65% del mix energetico, cioè elettricità e riscaldamento inclusi. L’ex Impero celeste consuma da sola ogni anno il 50% della produzione mondiale. La Mongolia è il primo fornitore di carbone della Cina.
Come si spiega questa inflazione di carbone quando un grande numero di paesi, di società dell’energia, di fondi di investimenti, di istituzioni finanziarie si sono impegnate a diminuire la propria domanda di carbone, la più inquinante fonte energetica.
La risposta è economica: il carbone resta abbondante e competitivo. La situazione è diversa fra i vari paesi. L’India ad esempio non ha scelta con il 7% di crescita annuale di consumo di elettricità, secondo quanto ha detto a Le Figaro Carine Sebi. La domanda indiana di carbone triplicherà di qui al 2040, secondo quanto ha riportato il quotidiano francese.
La Cina, da parte sua, ha cominciato a riflettere sulla transizione energetica, ma è impegnata almeno fino al 2025 in un programma massiccio di costruzione di centrali termiche. L’equivalente di una tranches aggiuntiva di 500 megawatts, sarà messa in servizio ogni settimana, secondo quanto ha riportato Le Figaro.
Inoltre, c’è un paese come il Giappone che vuole diversificare il mix elettrico e altri ancora come il Vietnam e le Filippine che optano per questa energia. Alla fine, nessuno Stato volta completamente le spalle al carbone. Anzi, addirittura fanno la loro comparsa nuovi giacimenti.
Un giorno sarà possibile farne a meno? Il gas appare come la più solida alternativa, ma paradossalmente l’estrazione di gas di scisto nell’America del Nord non ha modificato il gioco. Anzi, è ancora lontano dal farlo.
Gli Stati Uniti sono il principale produttore mondiale di gas, e hanno raggiunto l’autosufficienza. Per questo fanno girare meno le proprie centrali elettriche con il carbone, ma lo esportano verso l’Europa. Lo importa anche la Germania, che pure dispone di enormi risorse di lignite, secondo quanto ha riportato Le Figaro. Oltre il Reno quasi il 40% dell’elettricità è prodotta grazie al carbone. A fine gennaio una nuova road map elaborata da degli esperti è stata sottoposta a Angela Merkel: prevede di uscire definitivamente dall’uso del carbone all’alba del 2038. Chissa.